mercoledì 8 dicembre 2021

Il Maialino di Natale

J.K. Rowling

Quel tanto di animismo che è sempre vivo in noi ci fa umanizzare gli oggetti, dargli sentimenti e sembianze umane – e nota che le seconde derivano dai primi. Così su un oggetto smarrito non solo possiamo sentire una perdita affettiva ma ci capita di immaginare in lui sensi di abbandono e solitudine.
Con humour, tenerezza e partecipazione umana J.K. Rowling ne “Il Maialino di Natale” (Salani) racconta la ricerca di uno di questi oggetti – un maialino di pezza – da parte di un bambino, Jack, in un mondo fantastico di Cose umanizzate. Bisogna infatti sapere che qualsiasi cosa venga smarrita finisce nella Terra dei Perduti, dove regna un mostro, il Perdente, divoratore di cose smarrite. E' una triste landa dove sorgono tre città: Usa e Getta, Dove Sarà Mai e Città dei Rimpianti – differenti per ricchezza in base al valore dell'oggetto perduto. Alla ricerca del maialino di pezza, in compagnia di un maialino nuovo che è un rimpiazzo rifiutato, Jack fa un viaggio da una città all'altra fino a Città dei Rimpianti, dove regna Potere con Ambizione come consigliera. 
Il modello è evidentemente il “Pilgrim's Progress” – un caposaldo della cultura anglosassone – e questo è decisivo nello strutturarsi del romanzo, ma è anche un suo punto debole. Poiché vengono assimilati nella categoria delle Cose perdute umanizzate tanto oggetti reali e concreti quanto astrazioni (Felicità, Speranza, Ambizione, Bellezza, Potere....), l'allegoria pone un problema. Il paio di occhiali che fa da sceriffo a Usa e Getta è un'entità reale, perduta da Tizio o Caio; ed anche Ambizione, Potere, Speranza e così via raccontano di essere stati perduti da un loro dato proprietario. Ma... e il Potere perduto da qualcun altro? Impossibile che ci siano tanti Potere in giro per il paese come ci sono tanti temperini, giocattoli, e magari gioielli. Quest'ambiguità permane in tutto il libro, per esempio con Felicità che sembra essere piuttosto un'idea generale. Tuttavia è ineliminabile, vista l'importanza di personaggio che hanno tali astrazioni.
Non se ne preoccuperanno i bambini, e anche per gli adulti il romanzo (illustrato da Jim Field) rimane comunque una piacevolissima lettura. E non priva di commozione, non solo per il climax natalizio. J.K. Rowling non ha mai limitato l'aspetto doloroso della vita ai testi “adulti” (lo esplora splendidamente nel magnifico “Il seggio vacante” ed è un filo rosso della trama dei gialli firmati Galbraith): è sotteso alla saga di Harry Potter ampliandosi man mano che progredisce; ed è molto marcato qui, nella prima parte, cioè prima che il racconto si sviluppi nel fantastico. Rowling ci parla – dal punto di vista dei bambini – di divorzio, di crisi perché il genitore si risposa, di solitudine e ira e bullismo adolescenziale. I cuori dei bambini nella realtà come i cuori delle Cose nella finzione, in una visione delicata e serena del dolore in assoluto.

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