domenica 5 dicembre 2021

Encanto

Byron Howard, Jared Bush, Charise Castro Smith

Il nuovo cartoon Disney Encanto è diretto da Byron Howard e Jared Bush (co-regia di Charise Castro Smith), ossia due dei tre che ci avevano dato l'eccellente Zootropolis. Ritroviamo anche qui il messaggio di quel film (come di tutta la produzione Disney e Pixar): “Ce la puoi fare”. Con la protagonista Mirabel Madrigal si compie un passo ulteriore nella tendenza di allontanamento dalle antiche eroine Disney: non ha nulla di glamorous, è una ragazzina bassa, riccioluta, con occhiali enormi che le danno un'aria, più che da Harry Potter, da Woody Allen in erba. Ma niente Woody Allen nello spirito, che è quello indomabile delle sue consorelle.
Encanto è quasi un musical, con canzoni di Lin-Manuel Miranda, ambientato nel mondo latinoamericano. Come non ricordare lo splendido Coco della Pixar, che però si svolgeva nel Messico, mentre qui siamo in Colombia. Nella magica casa della famiglia Madrigal (una casa vivente che amplia il concetto disneyano degli oggetti umanizzati), ogni membro della famiglia possiede un talento (gift in originale): chi è superforte, chi può far spuntare fiori a volontà, chi può cambiare aspetto, chi domina il tempo atmosferico, chi parla con gli animali. Tutti si mettono al servizio della comunità sotto l'occhio attento dell'inflessibile Abuela (Nonna), custode della candela magica che le è stata data miracolosamente in gioventù al momento del sacrificio del marito, ucciso da uomini a cavallo (questo momento iniziale è l'unico in cui compare nel film il concetto di “nemico”). La candela dona il talento ai bambini Madrigal quando raggiungono una certa età (la cerimonia ricorda la Prima Comunione). Misteriosamente, solo Mirabel non ha ricevuto alcun talento, e ciò la fa sentire inferiore – non senza un certo contributo da parte dei parenti: nessun bambino vorrebbe sentirsi dire dalla nonna “Per alcuni il modo migliore di aiutare è di farsi da parte”.
Non è una novità per la Disney, ma qui è più marcata che mai: in Encanto l'opposizione da cui nasce il racconto non è esterna ma è interna, si situa tutta entro i confini dei rapporti familiari. Quando improvvisamente (qui si trasporta sul piano fiabesco l'esperienza dei terremoti) si formano delle crepe sui muri, Maribel corre ad avvertire gli altri ma non viene creduta, perché i muri sono già tornati intatti.
Il film quindi si costruisce narrativamente e visivamente sulla materializzazione di una metafora: le crepe che si formano nella casa equivalgono alle crepe nella vita familiare; con una simbologia un po' più astratta, ciò vale anche per la candela magica, che rischia di spegnersi. Così al cuore del film non sta la lotta contro un avversario ma il viluppo di tensioni aperte o sottaciute che coinvolgono tutti i Madrigal. In primis c'è la stanchezza di dover corrispondere sempre alle aspettative: l'erculea Luisa la esprime in una delle scene migliori, una canzone con contorno di asini ballerini. L'impiego dei talenti ha finito per diventare un magnete attorno al quale ruota tutta l'esistenza della famiglia.
Non troppo apprezzato dalla critica, indubbiamente Encanto è a tratti macchinoso nella sceneggiatura, ma resta un film vivo, colorato, divertente. Probabilmente ha troppi personaggi per dare spazio a ciascuno, ma funziona come commedia corale. Anche la parte in cui Maribel penetra nel rifugio segreto del cugino estraniato Bruno (il cui talento è inquietante e particolare), comprendente all'inizio un inatteso spostamento di buon ritmo sul piano avventuroso, è piacevole, e contiene alcuni buffi momenti coi topi (si può sempre contare sulla Disney per gli animali). Infine il dénouement, che esprime la morale della favola, ha una logicità che salda bene la metafora di base alla narrazione. Encanto non raggiunge il livello di Zootropolis ma è comunque una buona aggiunta alla filmografia disneyana.

Nessun commento: