Alex
Kurtzman
Per
gli amanti dell’horror la Universal è un nome sacro al pari della
Hammer. Sotto la sua bandiera Boris Karloff e Bela Lugosi, Lon Chaney
jr. e John Carradine hanno dato vita a una parata di mostri che ha
definito l'immagine archetipica del mostro cinematografico. Fra i
quali la Mummia, Boris Karloff nel film omonimo di Karl Freund
(1932): il sacerdote sacrilego sepolto da millenni che torna in vita
e cerca di far propria la reincarnazione della principessa amata.
Ora
sotto il marchio “Dark Universe” la Universal intende mettere a
frutto la sua library
di mostri con una nuova serie di film, aperta da La
mummia
di Alex Kurtzman, che si avvale di valori produttivi che la vecchia
Universal si sarebbe sognata (proprio per questo gli incassi non sono
riusciti a coprire i costi).
La
cosa più interessante è il rovesciamento di sesso. La principessa
Ahmanet (Sofia Boutella), furiosa per aver perso la successione al
trono, cede l'anima a Set e uccide il faraone suo padre e il
fratellino neonato; perciò viene sepolta viva, per essere
inavvertitamente liberata nel presente come da canone. Da Boris
Karloff in poi le mummie dell'horror erano sempre state di sesso
maschile; a mia conoscenza la sola versione femminile della creatura
è Valerie Leon in Blood
from the Mummy's Tomb
(1971), tratto però dal romanzo di Bram Stoker The
Jewel of the Seven Stars (poi
rifatto come Alla
39° eclisse).
Conseguentemente, nel presente film Ahmanet cerca di attrarre a sé
un amante maschio, lo scioperato Nick Morton (Tom Cruise) – benché
non precisamente a scopo sentimentale.
La
mummia
di Kurtzman ha un eccellente inizio, e non solo perché qualsiasi
inizio di film che comprenda Sofia Boutella nuda è eccellente per
definizione. La narrazione è veloce e convinta, con vivaci toni
erotici: vedi come il feticismo contemporaneo dei tatuaggi s'incarni
nella bella malvagia, dalla schiena tatuata ai disegni che le
appaiono magicamente su tutto il corpo quando si offre a Set.
Il
film si riallaccia al passato mettendo in epigrafe la suggestiva
preghiera (“In molte forme ritorneremo”) della Mummia
del 1932. Ancora come riconoscimento dell'eredità filmica, nota
l’inquadratura in dettaglio degli occhi angosciati di Ahmanet fra
le bende quando viene mummificata viva (qui la citazione non è della
Mummia
Universal
ma di quella Hammer del 1959, di Terence Fisher con Christopher Lee:
gli occhi angosciati c'erano in entrambe le versioni ma il close-up
è
solo nel film di Fisher). Nel dialogo, l'aspetto più divertente è
il recupero di battute classiche: “Benvenuto in un mondo nuovo di
dei e di mostri” viene da The
Bride
of Frankenstein.
Compare il dottor Jekyll (Russel Crowe), a capo della base segreta
Prodigium che si batte contro il male (e allo spettatore italiano
ricorderà immediatamente la base Altrove dei fumetti Bonelli),
costretto a iniettarsi continuamente il suo filtro per non
trasformarsi in Hyde; geniale il rovesciamento per cui la battuta del
marchio del diavolo sul viso, che nel romanzo di Stevenson era detta
da Utterson a Jekyll (in
absentia)
a proposto di Hyde, qui viene detta da Hyde a Jekyll (idem) a
proposito di Nick Morton!
Il
punto è che la nuova serie si basa su una torsione: uno spostamento
dall’horror verso l’action,
ossia un cinema d’azione esagerato e fantastico, fatto di gesta
patentemente impossibili contrabbandate come atti di forza, con
contorno di esplosioni apocalittiche (anzi, la sua immagine
generatrice è proprio l’eroe che corre mentre l’esplosione si
sviluppa alle sue spalle).
E
infatti dopo le sequenze nell'antico Egitto appaiono Nick Morton e il
suo sodale Veal, soldati in missione in Iraq nonché ladri di
antichità, impegnati in un dialoghetto “divertente” con tutta la
prevedibilità dell’action
tipico.
In seguito tutto lo svolgimento fra Tom Cruise e la coprotagonista
Jenny (Annabelle Wallis) si muove su quel tono fra sentimentale e
comedy
adatto per l’action.
Ciò non può stupire. Siccome la caratteristica costituente
dell’action
è
la fanfaronnade,
essa si sposa molto bene con un dialogo leggero – laddove invece le
costituenti dell’horror sono il dramma lugubre e il mélo (e il
dialogo leggero nell’horror può servire solo lateralmente, come
comic relief).
A meno di non essere un genio come John Landis, naturalmente; e lo
scrivo perché l’invenzione peggiore in assoluto de La
mummia
è la figura dell’amico spettro-zombi che appare a più riprese al
protagonista con un plagio goffo e spudorato di Un
lupo mannaro americano a Londra (Universal
pure quello, s'intende).
Di
più: i mostri dell’horror fanno paura – o se preferite disagio –
in quanto violazioni dell’ordine naturale/quotidiano. I mostri
dell’action
no, per quanto siano potenti o anche macabri: evidentemente perché
tutto l’action
si
regge su una violazione dell’ordine naturale, una violazione
amabilmente camp
anche
quando il tono generale è drammatico. L’action
non mira alla paura bensì allo stupore. “E’ dell’action
il
fin la meraviglia”, canterebbe Giovan Battista Marino se vivesse
oggi a Hollywood.
Ora,
questa torsione dell’horror sull’action
non
è in sé un fenomeno negativo. Però andrebbe attentamente
calibrata; come sempre è il risultato che conta; e il presente film
non soddisfa. Nonostante le belle costruzioni scenografiche, e alcune
trovate che sulla carta sembrerebbero inquietanti (la più riuscita è
l'improvviso risveglio del cadavere di Nick Morton in obitorio), La
mummia
lascia un’impressione di mix alquanto sbilenco.
La
sceneggiatura è assai diseguale come livello. La definizione dei
personaggi esaurisce le sue pretese di originalità con Ahmanet; il
dialogo mescola ai divertiti rovesciamenti sopra citati molte
banalità stantie. A un certo punto vediamo che Jenny è a conoscenza
di tutto il quadro, e si lancia in uno spiegone a Nick; pochi minuti
dopo, quando Nick comincia a comportarsi stranamente (per influsso
della mummia) lei non capisce niente (“Nick, ma che hai?”). Per
una contraddizione simile si possono solo ipotizzare diverse stesure
della sceneggiatura mal integrate.
L'elemento spettacolare non è male (la tempesta di sabbia su Londra, o i crociati zombi con le loro tombe sott'acqua – ombra di Amando de Ossorio!); ma per ritrovare quel substrato mitico che dava senso all'intera operazione dovremo aspettare la prossima volta.
L'elemento spettacolare non è male (la tempesta di sabbia su Londra, o i crociati zombi con le loro tombe sott'acqua – ombra di Amando de Ossorio!); ma per ritrovare quel substrato mitico che dava senso all'intera operazione dovremo aspettare la prossima volta.
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