Per
fortuna non è morto lo spirito boccaccesco che in passato era
rigoglioso nel cinema di Hong Kong. Riprendendo il personaggio di Kam
(Sandra Ng), Golden
Chickensss di
Matt Chow
è
il terzo film della serie di commedie sulle prostitute
Golden Chicken (infatti
c'è un'interpellazione che intima agli spettatori: se non capite
qualcosa, andate a rivedervi Golden
Chicken
1 e 2).
A
farlo amare, basta la geniale cavalcata storica dei titoli di testa,
prima con Sandra Ng e Ronald Chen cavernicoli che ci mostrano
l'origine della prostituzione (e del nome chicken
per le prostitute), poi nel periodo Tang con Sandra Ng cortigiana e
Anthony Wong cliente che trattano sul prezzo in versi stile poesia
cinese classica, poi con Donnie Yen nei panni di Ip Man che va a
donne... E'
una commedia divertentissima nello spirito del cinema hongkonghese
“basso” (quello delle commedie salaci). C'è una battutaccia
perfino su Ann Hui! L'umorismo è del genere nothing
sacred
- non è per stomaci delicati (in confronto alla volgarità di certe
gag il nostro Nando Cicero era un moderato), e tanto meglio così.
Siccome
Sandra Ng è anche produttrice del film, è riuscita a chiamarci
dentro tutti i suoi amici, per cui Golden
Chickensss è
anche una specie di enciclopedia del cinema hongkonghese d'oggi,
piena di scherzi cinematografici che si vorrebbero citare tutti: da
Louis Koo che si fa prendere in giro nella parte di se stesso, ad
Andy Lau che va a escort nelle vesti del Chief Executive di HK, a
Edison Chen che non solo ritorna dopo anni sullo schermo ma ha il
coraggio di scherzare sull'argomento sessuale che lo ha rovinato
(interpreta il gestore di un bordello giapponese specializzato in
pompini!).
Come interprete
Sandra Ng, con grandi seni finti che si rimpiange non siano veri, è
bravissima sia nella commedia sia nel leggero tocco triste verso la
fine, quando il film - che si era un po' perso - con una disinvolta
correzione di rotta recupera alla grande, concentrandosi sullo
spaesamento del boss Nick Cheng (amante di Kam appena uscito di
prigione), e trasformandosi quasi in un'elegia sullo spirito di
sopravvivenza hongkonghese.
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