domenica 9 febbraio 2025

Io sono ancora qui

Walter Salles

Quella del toccante film di Walter Salles “Io sono ancora qui” è una storia vera. Nel 1970, nel Brasile della dittatura militare, l’ex deputato Rubens Paiva viene portato via da alcuni figuri dal viso patibolare. Verrà ucciso quasi subito ma i familiari non lo sanno. Men che mai possono gridare una denuncia: sono sorvegliati, minacciati, e hanno l’ordine di dire che il padre è in viaggio. Tuttavia la moglie Eunice (Fernanda Torres), pur con la responsabilità di una famiglia di cinque figli, cerca di combattere contro il muro che nasconde il dramma dei “desaparecidos”. La sua battaglia dura anni, anche dopo la caduta della dittatura, finché non riesce a ottenere il certificato di morte del marito (però gli assassini, ci informa una didascalia, non verranno perseguiti). In un potente finale, nel ruolo di Fernanda Torres vecchissima compare la madre dell’attrice, Fernanda Montenegro.
Una certa piattezza “televisiva” all’inizio sparisce una volta che il film prende in mano il suo argomento con il rapimento di Rubens Paiva. Di lì il film va in ascesa. Descrive con sobria efficacia il terrore dispiegato (la sequenza in cui la madre e la figlia vengono arrestate) ma il suo maggior risultato è di restituire la cappa di spavento che pesa su tutti. Il sonoro rende paurosi quei rumori che in metropoli più fortunate sono ordinari: il ronzio di un elicottero, delle sirene lontane, il suono di un’auto che si ferma vicino a casa.
La tenacia veramente eroica di Eunice va contro lo scoramento e la disperazione in cui la famiglia vive e che lei cerca come può di nascondere ai figli più giovani. Tutto questo è scolpito in una monumentale interpretazione di Fernanda Torres, trattenuta (niente scene madri qui) e poderosamente empatica. I suoi primissimi piani silenziosi sono indimenticabili. 

(Messaggero Veneto)

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