Edward Berger
“Mi
sembra di essere a una convention politica americana”, dice il
protagonista Ralph Fiennes preso tra le manovre del Conclave del
piacevole film di Edward Berger. Il Papa è morto e il Cardinal
Decano (Fiennes) deve presiedere al conclave che eleggerà il
successore: un conclave difficile, pieno d’insidie e di sorprese
(salta fuori anche un nuovo cardinale sconosciuto a tutti, che era
stato nominato in pectore dal Papa defunto). Decisamente,
intrufolarsi come spettatori in questo conclave è affascinante,
grazie alla grande suggestione di una ritualità secolare, che viene
rafforzata dall'uso del latino.
Il
film, che offre della Chiesa un quadro poco edificante, racconta il
conclave come un thriller (non per nulla ha toni thriller anche il
commento musicale), mantenendo tuttavia un approccio realistico fin
quasi alla fine. All’attenzione ai maneggi tra i cardinali, che
rendono Conclave appassionante, non corrisponde però un eguale
approfondimento psicologico. Sceneggiato da Peter Straughan dal
romanzo di Robert Harris, il film divide rigorosamente i personaggi
fra buoni (i “liberali”) e cattivi (i conservatori): le
caratterizzazioni sono un po’ tagliate con l’accetta. Il
super-nemico è il cardinale conservatore Goffredo Tedesco (che
peraltro, a parere di chi scrive, dice le cose più di buon senso),
tratteggiato da un bravo Sergio Castellitto come una figura
detestabile ictu oculi, a prima vista, e un po’ macchiettistica. Il
personaggio con maggiore profondità e consistenza psicologica è il
tormentato protagonista Ralph Fiennes.
Parlando
di conclavi immaginari, il vecchio film The Shoes of the Fisherman (L’uomo
venuto dal Kremlino, 1968) di Michael Anderson o il bellissimo fanta-romanzo del 1904 Adriano Settimo di Frederick Rolfe Baron
Corvo erano altrettanto consci delle rivalità di politica ecclesiastica e
delle brucianti ambizioni personali, ma ne davano una descrizione
meno banale.
Questa
sceneggiatura di mano un po’ pesante viene redenta (le mot juste)
da una regia efficace e convincente, che integra le eleganti
inquadrature della fotografia di Stéphane Fontaine, un montaggio
abile e un’ottima direzione degli attori. È quindi un peccato che
alla fine, seguendo fedelmente il romanzo di Harris, il film spari
una serie di sorprese (ma una si indovinava sin dall’inizio) passabilmente implausibili, fino alla bomba atomica del finale, che
incrinano il realismo e avvicinano Conclave allo stravagante The
Young Pope televisivo di Paolo Sorrentino.
1 commento:
Grandissimo prof!
Realistico fin quasi alla bomba atomica finale, oh yes!
Mi permetto un appunto e una "zonta": i buoni non son buoni al 100%: hanno anche loro alcuni peccatucci... e sono molto soddisfatta di come tutti gli attori (non solo Fiennes, ma anche Tucci, Castellitto, Rossellini e via elencando) si sono calati in questi ruoli non ordinari!
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