Lee Thongkham
Bisogna
ammettere che The
Maid,
horror thailandese di Lee Thongkham, mette troppa carne al fuoco
della sceneggiatura. Per esempio tutta l'enfasi iniziale sull'orrido
pupazzo di scimmia, visualmente efficace, si perde nel prosieguo. Il
film va seguito con particolare attenzione perché è molto
articolato. Ogni film ha un suo sistema di tempi, che pone il
rapporto fra il “racconto primo” e i flashback (e flash-forward);
e qui tale rapporto è complesso, ai limiti del barocchismo,
nell'intercalare le storie delle due cameriere Joy (l'oggi) e Ploy
(il passato). Da segnalare, quando si arriva al “punto di svolta”
in cui il film trasmette alla protagonista e allo spettatore le
necessarie conoscenze, la soluzione moderna per cui la protagonista
di oggi, Joy, appare come se fosse materialmente presente nella
storia del passato (Ploy) che si svolge sotto i suoi occhi – e
questo, naturalmente, per impulso del fantasma.
Al
netto di alcuni sovraccarichi inutili, The
Maid
si sviluppa in modo lento e avvolgente, ampliando questa storia di
fantasmi alla dimensione del melodramma (come segnala anche il
romanticismo del commento musicale). In questo, la maid,
che in tanto cinema orientale (ma è più legato a rapporti di classe
che alla cultura) si introduce nella famiglia e la rovina, qui è
piuttosto la vittima. Il film è evocativo nel suo costruire un
“tempo fuori dal tempo” – mentre l'apocalisse finale mostra una
netta influenza di Parasite.
Fra le interpretazioni, è da segnalare in particolare quella molto
variegata di Ploy Sornarin nel ruolo di Joy.
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