Lee Hsing
Nel
maggio di quest'anno il maestro taiwanese Lee Hsing ha compiuto 91
anni. Nato a Shanghai nel 1930 e trasferitosi a Taiwan nel 1948, Lee
Hsing è stato definito “il padrino del cinema taiwanese”. Fra i
suoi film, accanto a Execution
in Autumn (1972),
bisogna menzionare almeno Beautiful
Duckling
del 1964, anch'esso con gli interpreti di Execution
(Tang
Pao-yun, Ko Hsiang-ting e Ou Wei), e anch'esso scritto dal grande
sceneggiatore Chang Yung-hsiang. Ambientato nella Taiwan rurale, il
film pose le basi di una corrente chiamata “Sano Realismo”, che
univa la lezione del realismo occidentale con gli ideali
neo-confuciani sostenuti a Taiwan dal governo nazionalista.
Dei
valori confuciani Lee Hsing era appassionato sostenitore. Ne è un
manifesto anche lo splendido Execution in Autumn, che
presentiamo in un restauro a cura del Taiwan
Film and Audiovisual Institute del 2021. Questo
film in costume delinea un quadro psicologico e una riflessione
morale sulla colpa e la redenzione, in cui rientrano i temi (per fare
un riferimento occidentale) de L'ultimo giorno di un condannato a
morte di Victor Hugo. Pei Gang (Ou Wen) è un uomo viziato fin da
bambino dalla ricca nonna che lo ha allevato dopo la morte dei
genitori. Incapace di controllarsi, Gang in un impeto di rabbia ha
ucciso una donna incinta, che lo indicava come padre del nascituro, e
i suoi cugini; per questo è stato condannato a morte, e verrà
decapitato il prossimo autunno, la stagione deputata alle esecuzioni.
La nonna cerca di salvarlo ma ciò è impossibile; allora gli fa
sposare in carcere la giovane Lian (Tang Pao-yun), una orfana
allevata nella famiglia, affinché la stirpe dei Pei non si estingua.
L'apertura
mostra un uomo e un ragazzo portati all'esecuzione con il jia
(gogna) al collo, mentre una donna e due figli, vestiti a lutto,
piangono in disparte. In seguito vediamo un uomo (Pei Gang) fuggire
con le catene ai piedi, inseguito, in un bosco ed essere fermato da
un vecchio (il capo carceriere) esperto in arti marziali; poi lo
vediamo venire tormentato in prigione. Ammaestrati da innumerevoli
wuxiapian, siamo subito convinti di assistere a uno spettacolo
di ingiustizia del potere. Ma con un fulminante rovesciamento sul
piano delle attese, vediamo ben presto in flashback quali siano le
malefatte di Gang, e che la condanna è giusta.
Dei
principi alla base del film si fa portavoce un intellettuale
confuciano che è andato in prigione volontariamente al posto del
padre (sia in lui sia in Lian quando accetta di sposare Gang agisce
il concetto di obbligazione). L'accettazione in tutti i sensi
(filosofico e morale) è il principio che Gang deve raggiungere –
anche attraverso il rapporto con Lian – nella sua evoluzione. È
importante notare che nel personaggio di Gang i nuovi tratti della
coscienza non emergono, moralisticamente, dal nulla bensì come
sviluppo positivo di alcuni tratti negativi e infantili presenti fin
dall'inizio (vedi al processo il rifiuto di mentire, che ivi è segno
di orgoglio, ma sul piano assoluto è un barlume di onestà). Il suo
processo di evoluzione è dialettico.
Questo
processo non è indolore. Dapprima Gang è terrorizzato solo a sentir
nominare la morte e anche la sua crescita morale non annulla il
rimpianto. “È troppo tardi. L'estate non è mai stata tanto
veloce. Ora l'autunno è sopra di noi!” Le stagioni sono centrali
nel film: sia nel concetto del ciclo stagionale come eterno ciclo di
morte e rinascita sia come segni del passare del tempo che,
avvicinandosi l'esecuzione, ha qualcosa di fatale. Il film
mette bene in luce la contraddizione per cui la pena tocca a un
“nuovo” Gang, che ora la accetta, ma la sua accettazione è
originata appunto dalla prospettiva della pena.
Circa
la bellissima regia di Lee, basterà menzionare (nella scena in cui
uno sbocco di rabbia di Gang diventa una dolorosa autocritica
colpendosi con le catene) il meraviglioso surcadrage che
divide i personaggi – da sinistra a destra, Lian, Gang e il
carceriere commosso – in partizioni isolate l'una dall'altra:
esprimendo il senso della colpa, del pentimento e della tragedia, ma
anche un senso di irreparabilità, per cui i personaggi possono solo
soffrire dello stesso dolore di Gang ma sono separati perché
ciascuno porta la sua responsabilità.
Catalogo FEFF 23
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