venerdì 8 gennaio 2021

The Midnight Sky

George Clooney

Buon attore, George Clooney è un regista di livello alquanto modesto, e come tale dipende fortemente dal valore della sceneggiatura che si trova in mano. Non per nulla il suo film migliore, Suburbicon, era basato su una bella sceneggiatura dei fratelli Coen (ed era infatti molto coeniano). The Midnight Sky, da lui diretto e interpretato, è attualmente molto visto su Netflix ma è francamente mediocre. In primo luogo appunto per colpa della debole sceneggiatura di Mark L. Smith; poi sembra che ci siano stati anche problemi di post-produzione. Quel ch'è certo è che George Clooney per dimagrire di tredici chili per la parte si è ammalato di pancreatite.
Siamo nel 2049. Una catastrofe imprecisata, ma che riguarda l'aria, ha distrutto la civiltà costringendo l'umanità a rifugiarsi sottoterra; in una base artica è rimasto, da solo, lo scienziato Augustine Lofthouse (Clooney con una gran barba incolta), ammalato di cancro. Tuttavia ben presto trova lì una misteriosa bambina che non parla; il film suggerisce che potrebbe essere stata dimenticata. C'è da dire che, in un film dove la recitazione di alcuni comprimari lascia a desiderare, la piccola Caoilinn Springall è efficace: ha un volto interessante, coi suoi occhi penetranti. Nel frattempo una nave spaziale (le prime immagini ricordano 2001: Odissea nello spazio) sta ritornando dopo una missione di due anni da una luna di Giove colonizzabile; a causa della mancanza di comunicazioni i cinque dell'equipaggio sono all'oscuro del disastro.
Il film procede fra alti e bassi: gli interludi con Augustine giovane sono la parte peggiore, mentre la sequenza della riparazione della nave spaziale nello spazio esterno è prevedibile ma efficace, a mezza strada fra (ancora) 2001 e Gravity (nonché Sunshine di Danny Boyle). Senz'altro interessante la scena in cui l'esistenza di una ferita è rivelata dall'apparizione del sangue nel casco, in assenza di gravità, come piccole bolle.
La costruzione di The Midnight Sky è ambiziosa ma sbilenca. Un problema non indifferente del film è che in questa storia doppia le due “valve” non arrivano mai a ricongiungersi in modo incisivo, sicché sembra di vedere due mezzi film al posto di uno intero. La cosa bizzarra è che in realtà un rapporto che avrebbe potuto cementare la loro unione esiste: è la connessione simbolica grazie a un legame di sangue che verrà rivelato alla fine, ed è tenuto segreto lungo il film perché è funzionale alla big surprise finale, che qui non rivelerò.
Questa scelta è discutibile, perché così il film ci perde più di quanto guadagna. Peraltro un modo alternativo ed elegante per legare le due parti senza compromettere la sorpresa ci sarebbe stato. Infatti il racconto contiene un doppio parallelismo nel presente (Augustine e i cosmonauti) ma anche in teoria un doppio parallelismo nel passato: il passato di Augustine in flashback e il passato prossimo dei cosmonauti che si materializza nelle stanze olografiche. Il film avrebbe potuto sviluppare questa struttura a chiasmo – ma è troppo debole per farlo.
Una scena in cui Clooney finisce sott'acqua nel mare ghiacciato dell'Artico e ne esce senza neanche un raffreddore aggiunge un tocco imbarazzante di comicità involontaria. Va detto però che il film mira a sovrapporre all'aspetto avventuroso quello riflessivo psicologico e poetico. Ma anche su questo piano rimane nel limbo di un'inspiegabile vacuità.


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