George Clooney
Buon attore, George
Clooney è un regista di livello alquanto modesto, e come tale
dipende fortemente dal valore della sceneggiatura che si trova in
mano. Non per nulla il suo film migliore, Suburbicon, era
basato su una bella sceneggiatura dei fratelli Coen (ed era infatti
molto coeniano). The Midnight Sky, da lui diretto e
interpretato, è attualmente molto visto su Netflix ma è francamente
mediocre. In primo luogo appunto per colpa della debole sceneggiatura
di Mark L. Smith; poi sembra che ci siano stati anche problemi di
post-produzione. Quel ch'è certo è che George Clooney per dimagrire
di tredici chili per la parte si è ammalato di pancreatite.
Siamo nel 2049. Una
catastrofe imprecisata, ma che riguarda l'aria, ha distrutto la
civiltà costringendo l'umanità a rifugiarsi sottoterra; in una base
artica è rimasto, da solo, lo scienziato Augustine Lofthouse
(Clooney con una gran barba incolta), ammalato di cancro. Tuttavia
ben presto trova lì una misteriosa bambina che non parla; il film
suggerisce che potrebbe essere stata dimenticata. C'è da dire che,
in un film dove la recitazione di alcuni comprimari lascia a
desiderare, la piccola Caoilinn Springall è efficace: ha un volto
interessante, coi suoi occhi penetranti. Nel frattempo una nave
spaziale (le prime immagini ricordano 2001: Odissea nello spazio)
sta ritornando dopo una missione di due anni da una luna di Giove
colonizzabile; a causa della mancanza di comunicazioni i cinque
dell'equipaggio sono all'oscuro del disastro.
Il film procede fra
alti e bassi: gli interludi con Augustine giovane sono la parte
peggiore, mentre la sequenza della riparazione della nave spaziale
nello spazio esterno è prevedibile ma efficace, a mezza strada fra
(ancora) 2001 e Gravity (nonché Sunshine di
Danny Boyle). Senz'altro interessante la scena in cui l'esistenza di
una ferita è rivelata dall'apparizione del sangue nel casco, in
assenza di gravità, come piccole bolle.
La costruzione di The
Midnight Sky è ambiziosa ma sbilenca. Un problema non
indifferente del film è che in questa storia doppia le due “valve”
non arrivano mai a ricongiungersi in modo incisivo, sicché sembra di
vedere due mezzi film al posto di uno intero. La cosa bizzarra è che
in realtà un rapporto che avrebbe potuto cementare la loro unione
esiste: è la connessione simbolica grazie a un legame di sangue che
verrà rivelato alla fine, ed è tenuto segreto lungo il film perché
è funzionale alla big surprise finale, che qui non rivelerò.
Questa scelta è
discutibile, perché così il film ci perde più di quanto guadagna.
Peraltro un modo alternativo ed elegante per legare le due parti
senza compromettere la sorpresa ci sarebbe stato. Infatti il racconto
contiene un doppio parallelismo nel presente (Augustine e i
cosmonauti) ma anche in teoria un doppio parallelismo nel passato: il
passato di Augustine in flashback e il passato prossimo dei
cosmonauti che si materializza nelle stanze olografiche. Il film
avrebbe potuto sviluppare questa struttura a chiasmo – ma è troppo
debole per farlo.
Una scena in cui
Clooney finisce sott'acqua nel mare ghiacciato dell'Artico e ne esce
senza neanche un raffreddore aggiunge un tocco imbarazzante di
comicità involontaria. Va detto però che il film mira a sovrapporre
all'aspetto avventuroso quello riflessivo psicologico e poetico. Ma
anche su questo piano rimane nel limbo di un'inspiegabile vacuità.
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