Il
bellissimo horror astratto e misticheggiante Soul (titolo
originale: Roh) di Emir Ezwan è un film di notevole
semplicità: solo sei personaggi in un solo ambiente, ossia la
giungla e una capanna nel mezzo della giungla. Qui vive una donna
priva del marito coi suoi due figli, maschio e femmina. Lo sviluppo
allusivo e quasi onirico si inserisce in un quadro realistico:
l'estrema povertà della famiglia protagonista. Arriva da loro una
misteriosa bambina abbandonata e loro ne prendono cura – solo che
il prologo ha avvertito noi spettatori che c'è, per così dire,
puzza di zolfo. Per inciso, in un horror tutt'altro che frenetico,
dal ritmo quieto ed evocativo, ci sono due scene di agghiacciante
fisicità che arrivano come una doccia fredda, anche perché sono
totalmente a sorpresa. E' un film atmosferico, con bei tocchi
intelligenti, come quando inserisce simbolicamente nel racconto
horror un riferimento alle prime mestruazioni. Nella parte iniziale,
quando i due figli trovano un animale morto appeso a un albero, la
prima inquadratura della scena è un'evidente citazione di I
Walked with a Zombie di Tourneur. Va aggiunto che c'è nel film
un uso addirittura sadico del montaggio parallelo, che frustra la
volontà dello spettatore di “vedere” nel senso di “impadronirsi”
del racconto. Questa soluzione è anche opportunista, innegabilmente,
perché offre un modo facile per dilatare il racconto; ma nel
presente film senz'altro funziona.
E'
possibile che gli spettatori si trovino un po' sbalestrati sentendo
nel finale (piccolo spoiler!) un diavolo impartire una lezione di
teologia morale. Ma, va detto sempre, per fare un buon film sul
diavolo bisogna che lo faccia uno che ci crede (esempio, William
Friedkin con L'esorcista); ed è il caso di questo film, che
si apre con una citazione del Corano. Conviene ricordare che nella
tradizione religiosa islamica il concetto alla base della ribellione
del diavolo – a differenza del puro orgoglio della tradizione
cristiana – è l'invidia per la predilezione che il Creatore mostra
verso l'uomo, creato di argilla – ed è, quest'ultimo, un motivo
figurativo che non manca di ritornare nel film.
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