mercoledì 9 gennaio 2008

Prova a prendermi

Steven Spielberg

“E’ un ragazzino!”, esclama l’agente FBI Carl Hanratty/Tom Hanks quando finalmente capisce la psicologia del giovane mago della truffa cui sta dando la caccia, Frank Abagnale/Leonardo Di Caprio, nell’ultimo film di Steven Spielberg “Prova a prendermi” (liberamente tratto dalla loro storia vera). Ove è già interessante il titolo, con quella sua connotazione di gioco infantile, che ben traduce l’originale “Catch Me If You Can”.
Siamo negli anni ’60, evocati dagli stupendi titoli di testa, purissima imitazione d’epoca, di Kuntze Deggas. Frank, che vive falsificando assegni, è un vero camaleonte umano: finto pilota d’aereo, finto milionario, finto medico, (quasi) finto avvocato. Ma rimane - del resto, è sotto i vent’anni - un ragazzino; le sue impersonazioni traducono in grande il “facciamo finta” del gioco infantile. E’ indicativo che per inventare sui due piedi l’identità di un agente del servizio segreto assuma il nome fumettistico di Barry Allen, che è Flash. Quando “studia” per interpretare il suo ruolo da medico (e non un segaossa qualunque ma un laureato di Harvard!), la sua fonte sono i telefilm del dottor Kildare. Per il riccone, i film di James Bond. Per l’avvocato, Perry Mason.
E’ importante questo, e non solo per la psicologia del personaggio: rispetto alla quale ci vorrebbe lo spazio per soffermarsi sulla figura basilare del padre fallito, da cui impara l’arte di fingere (una grande interpretazione di Christopher Walken); e bisognerebbe insistere sul tema della famiglia. A questo proposito Spielberg ci regala un’inquadratura di stupenda densità: mentre i genitori, poi destinati a separarsi, danzano il ragazzo osserva una malaugurante macchia sul tappeto.
Spielberg ha sempre amato costruire il suo cinema sullo “sguardo del ragazzino” di scoperta del mondo. Sguardo infantile, o adolescenziale, o magari di un adulto-adolescente (ricordiamo che Spielberg ha dedicato un film a Peter Pan divenuto adulto: purtroppo il suo film peggiore in assoluto, “Hook”). Uno sguardo di scoperta che solitamente incontra la tragedia. Come non menzionare qui lo splendido “L’impero del sole”? Ma anche naturalmente “Schindler’s List”: anche Oskar Schindler all’inizio di quel capolavoro, col suo sorriso innocente, è un allegro maneggione, uno degli adulti-non-cresciuti spielberghiani. E si nota una certa aria di famiglia con il Leonardo di Caprio di “Prova a prendermi”.
Le impersonazioni truffaldine di Frank mantengono, del gioco di ragazzi, l’innocente e sagace semplicità. Come falsificare un assegno della Pan Am? Solo a un bambino potrebbe venire in mente questa soluzione geniale: compri l’aeroplanino giocattolo, lo metti a bagno, poi stacchi il logo Pan Am dalla fusoliera e lo incolli sul falso assegno (usando una Bibbia come compressore). Visto che funziona, Spielberg ci mostra subito dopo una vasca da bagno piena di aeroplanini: produzione in serie... Spielberg in questo film gioiosamente anarchico è visibilmente innamorato del suo protagonista. Lo conferma il montaggio, così allegro e spiritoso. “Prova a prendermi” è il film di Spielberg più divertito e divertente fin dai tempi di “E.T.”.
Subito dopo averci dato due impegnativi capolavori quali “A.I. - Intelligenza artificiale” e “Minority Report”, Spielberg si è concessa una deviazione “light-hearted” con questa deliziosa semi-commedia. Tuttavia anche qui il grande regista americano non rinuncia ai suoi interessi filosofici e al suo grande tema: la natura della visione. Qui costruisce un universo in cui la verità è illusionistica (teorizzato nella frase di Frank “Le persone sanno solamente quello che gli racconti”); in cui anche chi pare scafato vede in realtà solo quello che vuol vedere (il futuro suocero Martin Sheen); in cui la verità è un grado diverso di menzogna (l’ambiguità di Tom Hanks). Così agli impagabili duetti tra Frank e Carl è sotteso un problema epistemologico: ma che, nella miglior tradizione del cinema americano, vediamo in filigrana in un film di divertimento assoluto.

(Il Nuovo FVG)

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