Christopher Nolan
Come ci spiega l’intelligente e raffinato “The Prestige” di Christopher Nolan, la magia da palcoscenico, o gioco di prestigio, si divide in tre momenti: la promessa, in cui viene esibita una situazione di normalità (diciamo, un canarino in gabbia); la svolta, in cui questa normalità viene negata (la gabbia svanisce nell’aria col canarino dentro); ma non basta, “la parte più ardua” è il prestigio, ove la stessa negazione viene rovesciata piegandola all’impossibile (il canarino riappare in mano al mago).
“The Prestige” (da un romanzo di Christopher Priest) racconta la guerra fra due maghi in epoca vittoriana. Nemici per rivalità professionale e rancore personale, l’aristocratico Angier/Hugh Jackman e il proletario Borden/Christian Bale – è interessante il sottotesto sulla differenza di classe - si spiano e si intromettono travestiti l’uno nello spettacolo dell’altro per farne fallire i trucchi, in modo ora umiliante ora sanguinoso. Un’affascinante virata fantastica introduce e perverte la figura autentica di Nikola Tesla, il rivale di Edison; e i fulmini ramificati dei suoi esperimenti ci riportano ex abrupto ai film di Frankenstein.
Il duello tra i due maghi è un vortice di astuzie e rovesciamenti delle astuzie (il taccuino rubato si rivela una lettera, l’intrappolamento si rivela una trappola per l’avversario), così come di finzioni e rovesciamenti del sentimento (che si concentrano nella figura di Olivia/Scarlett Johansson). La forma narrativa del film rispecchia l’argomento: “The Prestige” è un gioco di prestigio, un caleidoscopio di ampliamenti di conoscenza che via via riscrivono la realtà del racconto; appartiene alla categoria di quelle “macchine celibi” della narrativa che appassionavano Borges.
Qui bisogna aggiungere che il prestigio è un gioco di morte. Un momento di shock del film è la rivelazione del corpo del corpo del canarino ucciso, schiacciato quando la gabbia che deve “svanire” è stata fulmineamente ripiegata su se stessa (il canarino esibito vivo è un altro identico). La narrazione si articola su questo principio, mostruosamente dilatato. Il raddoppiamento, la trasmissione impossibile dal punto A al punto B, comporta la distruzione di una delle due copie. Il film ne dà una doppia illustrazione, una di genere fantascientifico (o metafisico?) con Angier, una di derivazione feuitellonesca con Borden. “Il sacrificio è il prezzo di un buon numero”, vien detto nel film. Osserveremo di passaggio che ciò riporta la magia illusionistica del palcoscenico alla magia tout court, che si basa sempre su un rapporto di scambio.
Angier e Borden usano dei trucchi per combattere altri trucchi; dove gli astanti vedono il fallimento di un gioco, in realtà c’è il trionfo di un gioco opposto. Proprio Borges parlava, in un superbo racconto, di un ”miracolo segreto”, noto solo a colui che lo vive. Non diversamente, l’argomento di questo film non è il prestigio spettacolare che manda in visibilio gli spettatori del teatro, ma quello che potremmo chiamare il “prestigio segreto”.
Il gioco di prestigio comporta un dispositivo, un apparato, una macchina – per questo ogni mago si accompagna a un tecnico, chiamato l’ingegnere. La gara di trappole tra Angier e Borden sfocia nella condanna a morte del secondo per impiccagione; e qui il film trasforma, con barocca lucidità, quella macchina per uccidere che è la forca in una macchina per il gioco di prestigio. Così la forca diventa la perfetta macchina magica; solo che la riapparizione di Borden dopo l’esecuzione è un “prestigio segreto” – unici destinatari, un vecchio e una bambina.
Cos’è la verità? Su questa domanda ruota tutto il cinema di Christopher Nolan. Un quadro narrativo oscuro che si ridefinisce a poco a poco attraverso una serie di frammenti di conoscenza – vedi “Memento”, audace e crudele macchina narrativa sul tema dell’amnesia - è la sua cifra narrativa preferita. Con “Prestige” Nolan torna ai suoi veri livelli (“Memento”, “Insomnia”) dopo il passo falso di “Batman Begins”.
(Il Nuovo FVG)
venerdì 4 gennaio 2008
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento