martedì 8 gennaio 2008

The Mothman Prophecies

Mark Pellington

Cani fantasma, cavalli dagli occhi di fuoco, suore spettrali che attraversano silenziosamente il vestibolo, ombre di dame decapitate secoli prima: il catalogo degli esseri sinistri che annunciano la morte è tanto lungo da meritare un’enciclopedia apposita (in particolare consiglierei al lettore di cercar di evitare l’incontro con la terribile Banshee irlandese). In una compagnia così variata, ci può ben stare un uomo-falena (mothman), tanto più se - come si asserisce - il discreto film di Mark Pellington “The Mothman Prophecies” è tratto da fatti veri.
Veri? Boh... Una storia di avvistamenti, probabilmente una leggenda metropolitana, o forse no, come tutti gli accadimenti che ricadono in quella zona grigia dell’esperienza riassunti nella parola-etichetta “paranormale”. Ciascuno poi per conto suo ci creda o meno; ma una cosa è certa, sul piano della fiction queste storie (se realizzate con qualche abilità) fanno sempre godibilissimo spettacolo. In tv, per esempio, potremmo partire da una vecchia grande serie quale “Ai confini della realtà”, e via via scendere fino a “X-Files”.
E in effetti assomiglia a un episodio di “X-Files” - al di là, temo, dei desideri della produzione - “The Mothman Prophecies”, film che l’imbecillità dei distributori costringe a girare con un titolo che nessuno ricorda (detto fra parentesi, della sciatteria di lasciare i film col titolo in originale non se ne può più). Il succo è che una creatura misteriosa - dal suo aspetto fisico i testimoni lo disegnano come un uomo-falena - appare e/o comunica ambiguamente con gli esseri umani nell’imminenza di morti e disastri.
Mi troverei nell’imbarazzo se dovessi estrapolare uno schema logico coerente dal film - non meno nell’imbarazzo di quanto ci si sia trovato lo sceneggiatore Richard Hatem, a giudicare dalle battute di spiegazione logica messe in bocca a un personaggio. Questo tuttavia non è necessariamente un difetto: “The Mothman Prophecies” è tutto giocato su una sorta di nebulosa ambiguità della conoscenza - e un altrettanto nebuloso lento organizzarsi dei sentimenti - che lo rende, se non un capolavoro, un film valido. Riuscire a tener su le sue premesse impossibili fino alla fine è già in sé un buon risultato.
Merito della capacità narrativa di Mark Pellington, che aveva già mostrato la sua solidità in “Arlington Road”. Nonché della buona interpretazione realistica degli attori, a cominciare da un efficace Richard Gere, dagli occhi neri come perduti, nella parte del giornalista vedovo (menziono il dettaglio anche perché la differenza fra un film accettabile e una buffoneria è illustrata da un’altra recente pellicola della serie “vedovo inconsolabile incontra il paranormale”: l’orribile “Il segno della libellula” di Tom Shadyac).
Soprattutto, “The Mothman Prophecies” deve molto alla splendida fotografia di Fred Murphy, ch’è decisiva nello stabilire il “mood”, di più, vorrei dire nel porre le basi percettive del film. Il regista, ben coadiuvato dal montatore Brian Berdan, usa la fotografia di Murphy per trasmetterci l’idea di un mondo intriso di mistero e di un’inespressa sensazione di “presenza”. Non occorrono per questo cose strane e mostruose: basta un’inquadratura che dia un senso misterioso al normale. Per questo la macchina da presa in “The Mothman Prophecies” è particolarmente mobile.
Un compito non facile ai giorni nostri, quando la mobilità della mdp è un presupposto del linguaggio, è quasi gratuita - eppure il film ci riesce bene. Si sente la lezione di David Lynch qui; il grande autore americano è esplicitamente citato in un’inquadratura del luogo di ambientazione, Mount Pleasant, che ricorda molto “Twin Peaks”, però diverse immagini hanno un sapore lynchano (come una delirante “uscita” in allontanamento della mdp dal buco di un lavandino).
La fotografia dà a “The Mothman Prophecies” una bellezza visuale che va al di là dell’interesse della storia; e la splendida immagine, nel disastro finale, dei fari delle auto sott’acqua rimarrà nella nostra memoria a marcare il film.

(Il Nuovo FVG)

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