martedì 8 gennaio 2008

L'ultima tempesta

Peter Greenaway

We are such stuff / As dreams are made on. Noi siamo della materia di cui son fatti i sogni.
Peter Greenaway - ecco uno dei motivi per cui non e`amato - e`sempre radicale e conseguente. Affrontando La Tempesta non l'illustra come un santino del teatro, la ricrea, e ce ne da` la versione perfettamente shakespeariana. Shakespeare pensa l'isola di Prospero come una gigantesca metafora del Teatro, e la parola scenica come magia; ed e`, La Tempesta, la grande e geniale critica del teatro. We are such stuff / As dreams are made on. Greenaway, mettendo in scena la "sua" Tempesta, sviluppa con grande logica il tema della potenza dell'illusione teatrale in quello dell'infinita potenza del Testo: la scrittura come infinita possibilita`di ri/creazione del mondo; i Prospero's Books, i 24 libri magici, sono l'Enciclopedia, il Grande Libro che contiene tutto, nel senso materiale dell'ordinare e creare.
Nella sua grande utopia della conoscenza Prospero costruisce magicamente l'isola come un Liber Magnus delle meraviglie e delle possibilita`rinascimentali (che esplodono nella festa con l'inno a Cerere, che nella sua pomposa solennita`e`un irrompere del sogno nel sogno). Allo stesso modo rappresenta illusionisticamente la sua vendetta come dramma, muove i personaggi come attori del "suo" teatro, parla con le loro bocche. Vediamo il Testo farsi mentre vediamo il film: scritto pronunciato e rappresentato nello stesso magico istante; e`la centralita`della scrittura (piccolo particolare memorabile: la macchia d'inchiostro che si allarga come una macchia di sangue nero dalla penna piantata nel tavolo). E il film interseca il Testo con l'Enciclopedia; e trascorrendo vertiginosamente da un livello all'altro crea una specie di struttura multi-dimensionale, che comprende e unifica la finzione, il teatro e il metateatro e la sua critica, la scrittura e l'illusione, il reale e la classificazione (la lucertola che si agita sopra l'illustrazione della lucertola: l'utopia e la dialettica della conoscenza), il simbolo e la cosa, il racconto e la magia (come dimenticare la bellissima scena del naufragio ri/creata sott'acqua col modellino e le ninfe?). E`un goloso, eccessivo, manieristico, sfarzoso, magnifico dispiegarsi della fantasia, che sembra trovare nell'Acqua - l'elemento di Greenaway - il suo principio unificatore. Greenaway moltiplica nel film le "finestre" e i piani dentro altri piani (la figura ricorrente e`uno schermo incorniciato da un altro). Non soltanto delimita il quadro con scenografie, quinte, colonne, figure, sempre fedele alla perdurante iconografia tardo-rinascimentale (richiama il gusto teatrale e illusionistico della quadratura). Greenaway utilizza continuamente la fuga prospettica di edifici e colonne che "buca" lo schermo fino a una sorta di tridimensionalita`: tanto elegantemente partito e rigoroso nell'inquadratura, pure lo spa¬zio schermico si apre su se stesso e quasi implode.
Le tecniche televisive ad alta definizione con cui ha girato Greenaway, proseguendo il suo lavoro per Dante: The Inferno, e rivoluzionando l'impiego finora fattone nel cinema, gli per mettono di giocare sulla moltiplicazione dei piani. Li interseca, apre finestre, disegna cornici, ritaglia gli schermi: le immagini sembrano sorgere da se stesse, come quel pop-up book col palazzo rinascimentale che spunta dal libro, che appare piu`volte nel film. Questa intersecazione dei piani, elemento figurativo centrale del film, mentre recupera la spazialita`rinascimentale, non manca di collegarsi al tema del libro e della figura.
La pretesa di Prospero di ri/costruire le vite si chiude con la sua critica dell'illusione magica; lo svelamento e la rappacificazione portano alla volontaria autospoliazione del mago/narratore. Ora, la distruzione dei libri da parte degli spiriti ci riporta all'ossessione presente in tutto il cinema di Greenaway: un ordine tassonomico come "mappa del caos", ma destinato allo scacco. Dixit Greenaway in altra occasione: "sappiamo bene che ogni tentativo di enciclopedia e`sempre votato a una sconfitta".
Contestualmente alla distruzione dell'Enciclopedia viene salvato il Testo: Shakespeare viene ripescato dalle acque. Fine della magia, sopravvivenza del teatro. E a questo punto si salda il corto circuito che unifica Prospero Gielgud Shakespeare e Greenaway stesso, attraverso la ripetizione della messinscena e il suo svelamento e la glorificazione della messinscena nella figura dell'ottuagenario Sir John Gielgud. Itinerarium mentis in theatrum.

(Cinemazero)

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