martedì 8 gennaio 2008

La vera storia di Jack lo Squartatore

Albert e Allen Hughes

Cosa porta i cineasti negri Albert e Allen Hughes, autori di aggressive storie di criminalità nera nell’America d’oggi, a evocare il più famoso dei serial killer in una sontuosa riproduzione della Londra vittoriana, nel bellissimo “La vera storia di Jack lo Squartatore” (titolo originale “From Hell”)?
Ma già nei film precedenti dei fratelli Hughes, come “Dollari sporchi”, la “crime story” si allargava, entrava in dialettica, illustrava il vasto quadro polemico di una società. Qui l’ipotetica indagine su Jack lo Squartatore (sceneggiatura di Terry Hayes e Rafael Yglesias dal fumetto “From Hell” di Alan Moore) alza il velo su una Londra 1888 grottesca e demoniaca, egualmente feroce nei due poli sociali opposti: la miseria assoluta del quartiere di Whitechapel e il potere assoluto delle alte sfere dell’Impero. “Siamo all’Inferno”, dice lo Squartatore in una scena. Un racconto nerissimo che parte dagli elementi storici, trattati con un certo rigore (sono quelle autentiche le vittime, le circostanze dei delitti, pure la lettera di Jack) per esplodere in un incubo cospiratorio, con leggeri tocchi fantasy come le doti parapsicologiche prestate all’ispettore Abberline di Johnny Depp: una creatura tormentata più vicina all’Ichabod Crane incarnato da Depp in “Sleepy Hollow” di Tim Burton che al quadrato poliziotto che diede la caccia allo Squartatore nella realtà storica. Accanto a Depp e a Heather Graham, vigorose interpretazioni di supporto, fra cui cito Robbie Coltrane e soprattutto un grande Ian Holm.
Hanno i fratelli Hughes veramente visto come preparazione al film tutta la vasta cinematografia realizzata su Jack the Ripper? O è una dichiarazione pubblicitaria? Ci dev’essere del vero, perché questa produzione americana ricorda molto l’oscura tradizione del cinema sadico-gotico inglese (come “Le jene di Edimburgo” di John Gilling), e naturalmente la Hammer Films. L’apparizione del viso della morta nella bara rotta è un tocco di assoluta crudeltà hammeriana (del resto tutto il film è pervaso da una crudeltà estremistica che rimanda a tempi migliori del cinema); l’ambiente chirurgico e i malinconici mostri che produce ci riportano direttamente a Terence Fisher. Sto pensando in particolare alla superba e devastante “chiusa” del ciclo del dr. Frankenstein interpretato da Peter Cushing, “Frankenstein and the Monster from Hell” (la casuale analogia del titolo è forse un segno del destino?).
Non solo il “gotico hammeriano”: quella del film è anche la Londra di David Lynch, e pure John Merrick, l’“Elephant Man”, compare in una scena che serve come ulteriore pennellata del nero quadro d’epoca ma è soprattutto un riconoscimento-citazione. Lynch è uno dei numi tutelari di “From Hell”, non per nulla fotografato magnificamente dal Peter Deming di “Strade perdute”. Infine la conclusione (che ovviamente non andiamo a svelare) sostanzia un mélo-horror come “Dracula di Bram Stoker” di Coppola, con cui pure questo film ha i suoi debiti.
La regia dei fratelli Hughes è robusta e nervosa; la narrazione (che incrocia il punto di vista di Abberline e quello delle prostitute vittime dello Squartatore) è frammentata, ellittica. In una bella scena sottilmente pietosa, i vivi si muovono in veloci apparizioni e sparizioni e in accelerazione intorno al cadavere di una vittima - solo il cadavere è immobile, solo la povera morta rimane punto fermo della visione. Anche l’origine grafica giustifica il barocchismo visuale, coi suoi soprassalti psichedelici (il triangolo maledetto “fin de siècle” oppio-assenzio-laudano ha la sua parte nel film). “From Hell” ha luogo in una Londra anche visivamente delirante dove le grandi architetture riprese dal basso si stagliano contro un cielo innaturale (ricorda la Parigi di “Moulin Rouge!” di Luhrmann ma con più senso). Gli edifici di una Londra stregata si elevano in un cielo alieno come negli incubi di Lovecraft o nei decadenti e crudeli futuri britannici di Michael Moorcock. Come dice Jack lo Squartatore, l’Inferno è qui.

(Il Nuovo FVG)

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