sabato 12 gennaio 2008

La strada verso casa

Zhang Yimou

Un film di Zhang Yimou in bianco e nero? Sembra impossibile, conoscendo non solo la perizia ma la mania coloristica del maestro cinese, che non ama semplicemente i colori brillanti, ne è attratto come le gazze e i bambini. O ne fa orge, nei suoi film a partire da “Sorgo rosso”, o li nasconde su una bancarella di mercato (“La storia di Qiu Ju”) o in un pugno di gessetti (“Non uno di meno”).
Eppure lo splendido “La strada verso casa” chiude il lungo flashback centrale a colori del 1958 dentro il racconto del presente in un b/n virato in una tinta bluastra. Conviene notare che il film di Zhang Yimou si basa su un’inversione di colori rispetto all’aspettativa. In un film a flashback basato su questi due regimi del colore, infatti, ci si aspetterebbe il presente (il “racconto primo”) a colori e il flashback in b/n, che fra le sue funzioni possibili ha ormai anche quella di connotare il passato (grazie a un meccanismo simbolico interessante, che qui non c’è spazio per discutere). Ne “La strada verso casa” è l’opposto: i colori vividi del passato si oppongono al b/n del presente e del lutto.
La struttura del film è di una semplicità accecante, in tre movimenti. Primo: il figlio cittadino torma dalla madre nel villaggio di campagna: è morto il padre, maestro del villaggio, e lei vuole che si rinnovi l’antico rito per cui la bara viene portata a braccia per chilometri sulla “strada verso casa”, parlando al morto affinché non dimentichi quella strada. Solo che tutti i giovani hanno lasciato il paese, le vecchie usanze si sono perse... Di riferimenti a tradizioni e modi di vivere che il presente ha perduto è costellato il film.
Secondo movimento: in flashback, l’innamoramento della madre per il padre, da giovani, al tempo della Rivoluzione Culturale, le cui sofferenze sono rievocate di scorcio. Qui si esalta il colorismo di Zhang Yimou, che racconta questa vicenda d’amore (avvalendosi di una stupenda interpretazione della giovane Zhang Ziyi) con un romanticismo assoluto come in King Vidor, ma non così urlato: un romanticismo semplice e diretto, per il quale il regista sa recuperare efficacemente perfino una figura assolutamente abusata come il ralenti. La linearità del racconto è totale: vedi l’uso del primissimo piano, vedi come il racconto si dilata in mirabili sequenze mute, nel senso che il suono - i bambini che recitano la poesia in coro - è puro sfondo, e la narrazione ritrova il semplice vedere ch’è il cuore del cinema. Nella bellissima fotografia pittorica di Hou Yong, il rapporto fra il personaggio di Zhang Ziyi e il paesaggio è diretto: non si tratta di un paesaggio panico, alla Stiller, ma neppure olimpico e distaccato (la Monument Valley di Ford); qui, con una naturalezza molto cinese, personaggio e paesaggio si implicano a vicenda, il primo trova il suo spazio nel secondo, il secondo contiene il primo e ne esalta la presenza.
Terzo movimento: il ritorno al presente (b/n): il funerale, la sepoltura, la “presenza” ideale del morto nella scuola (la vecchia moglie gli parla fra le pareti nude). Scopriamo che i due desideravano che il figlio diventasse maestro là, ma lui se n’è andato, come tutti i giovani del paese. Senza ovviamente che incrini l’amore per il figlio, è implicita la delusione dei genitori (ne “La strada verso casa” è fortissimo il “non detto”: anche sulla vita amorosa del figlio in città c’è un accenno aperto, enigmatico). D’altronde, dice la madre, “E’ giusto che i figli vadano per la loro strada”. Nella sequenza in cui la madre sente la voce del figlio che fa un’unica lezione ai bambini in memoria del padre, il film sottolinea col montaggio la similarità fra questa scena e quella di lei giovane che ascolta la voce del maestro: è come un eterno ritorno - il tempo contadino che ritorna su se stesso - che però si è spezzato. Il film di Zhang Yimou parla appunto della morte di questa Cina contadina, arcaica, indomabile, dall’infinito spirito di attesa e sopportazione.
Questa è la domanda che Zhang Yimou si pone nel mettere accanto la vecchia e la nuova Cina. Esiste ancora la strada verso casa?

(Il Nuovo FVG)

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