martedì 8 gennaio 2008

La carica dei 102

Kevin Lima

“Crudelia De Mon / non ha mai saputo cosa fosse il bon ton / ma adesso è più dolce di un bonbon / Crudelia De Mon!”. Così canta la canzone (unica nel film: un residuo della declinante vena di musical del cinema disneyano) che sentiamo nello spiritoso e godibile sequel “La carica dei 102 - Un nuovo colpo di coda” di Kevin Lima. Perché Crudelia, liberata sulla parola dopo aver seguito in carcere una terapia psicologica di riabilitazione (il dottore si chiama Pavlov!), è diventata amante dei cani e mielosamente buona. Ma non c’è da preoccuparsi: ben presto ritorna perfida, in una grande sequenza di trasformazione contenente la scena più rimarchevole del film: l’allucinazione per cui vede passanti, auto, autobus e infine l’intera città di Londra sotto specie di dalmata, bianchi picchiettati di nero.
Come questa sequenza di trasformazione (con le unghie aguzze che forano i guanti!) mostra bene, strutturalmente “La carica dei 102” è un horror. “Le persone come Crudelia non cambiano mai”, obietta scettica la protagonista Alice Evans: ed è proprio dell’horror - forma cinematografica tragica e catastrofica - che sia esclusa la possibilità della “guarigione” del mostro. Niente di nuovo; come sottotesto l’horror rappresenta una delle linee guida dell’intera epopea Disney, fin dai tempi del muto; qui val la pena di sottolineare come anche l’inevitabile punizione finale di Crudelia (voce di bambino in sala: “Gli sta bene!”) ripeta in forma farsesca moduli horror chiarissimi che possiamo far risalire a “Max und Moritz” di Wilhelm Busch, e attraverso lui ai fratelli Grimm.
Ricco di trovate e d’invenzioni, fra cui va ricordato il pappagallo che crede di essere un cane (lo doppia Francesco Paolantoni in uno stile divertente ma che ricorda un po’ troppo “Paperissima”), “La carica dei 102 è fatto apposta per offrire il veicolo perfetto all’“overacting” di Glenn Close. Il suo ritorno nei panni di Crudelia sprizza comicità con la sua recitazione follemente eccessiva anche rispetto al primo film. Basta dire che perfino il suo complice Gérard Depardieu, dopo aver fatto una superba entrata in scena in gonnellino di pelliccia completo di coda, viene oscurato dalla trascinante Close. Ma è un divo del film a eguale titolo il costumista Anthony Powell, che con i costumi bianco/neri assolutamente deliranti di Crudelia mette una consistente ipoteca sull’Oscar.
Quanto ai cani dalmata, va da sé che sono una meraviglia; al pari de “La carica dei 101” di Stephen Herek (1996), “La carica dei 102” è il trionfo dell’“effetto Kulesov” (la proiezione illusionistica di un sentimento sul volto di un attore - o qui di un cane - da parte dello spettatore). Memorabile la semiprotagonista canina, la splendida cucciola bianca Nuvolina, che dà vita al grazioso sub-plot del suo complesso per l’assenza di macchie, ed è protagonista nel film di un paio di scene “cliffhanger” che fanno sobbalzare quanto quelle di Harold Lloyd. Tuttavia tra questo film e i precedenti - non solo il cartoon del 1961 ma anche la “Carica” con cani veri del 1996 - c’è una differenza fondamentale. Sebbene i cani siano sempre in scena, qui si segnala uno spostamento di visuale: gli esseri umani ritornano protagonisti.
Una scena può essere assunta a simbolo di questo spostamento. Assistiamo alla “performance” dei dalmata che, a casa da soli, infilano la cassetta nel videoregistratore per guardarsi il film Disney “Lilli e il vagabondo”; intanto i due giovani protagonisti umani sono al ristorante. In un bel raddoppiamento, la loro cena di spaghetti con polpette replica passo passo quella dei due cani nel classico disneyano. Ovvero, dall’umanizzazione dei cani in “Lilli e il vagabondo”, che umoristicamente prestava loro un comportamento da fidanzati umani, l’effetto rimbalza sui due giovani, sui quali ricade il comportamento romantico dei cani del cartoon.
Possiamo così dire che nel bel film di Kevin Lima i cani risultano in qualche modo perdenti? Non sono stati trasformati in pellicce - ma declassati di ruolo, un filino, sì.

(Il Nuovo FVG)

Nessun commento: