martedì 8 gennaio 2008

Killing Me Softly

Chen Kaige

Che il cinema asiatico, che è bellissimo, salga in cattedra e insegni, va bene e sta bene. Non solo i cineasti hongkonghesi, coreani, taiwanesi, giapponesi; anche alcuni registi che spiccano nel panorama - in realtà non esaltante - della Cina continentale: Zhang Yimou, ovviamente, ma anche Chen Kaige, autore di film estetizzanti e fascinosi - almeno fino all’orribile “Killing Me Softly”, suo imbarazzante debutto americano. Se un cinese deve venire in America per fare (male) gli spot, che razza d’insegnamento è?
Infatti “Killing Me Softly” è un disastro di stupidità e banalità sia sul piano del linguaggio cinematografico che su quello della sceneggiatura. Heather Graham è una sciacquina in carriera, fidanzata con un pirla, che incontra il Bel Tenebroso Joseph Fiennes; ci finisce a letto, pianta il pirla e lo sposa; poi però comincia a sospettare di avere sposato uno psicopatico violento (“Potrei spezzarti il collo per quanto ti amo”) ed assassino di ex fidanzate. La sceneggiatrice Kara Lindstrom, che dev’essersi formata sulla Collezione Harmony, crea il solito trappolone para-torrido mescolando basso romanticismo da soap opera ed erotismo patinato. Non c’è momento in cui questa sceneggiatura da dementi non raggiunga livelli di ridicolo al cui confronto robaccia televisiva nostrana come “Carabinieri” e “Commesse” sembra grande cinema hollywoodiano. Joseph Fiennes, terribile, pare il classico belloccio inespressivo della pubblicità o dei “tv movies”; il primo incontro della coppia è puro spot (si direbbe che Chen Kaige anziché raccontarci una storia voglia venderci un profumo, o lingerie), come spottistico e patinato è tutto il resto. I riferimenti cinematografici che balzano alla mente sono “Histoire d’O” di Just Jaeckin, “9 settimane e ½” (che peraltro era molto migliore) e il cinema di Zalman King.
Quanto alla nudità, il film instaura un sistema fisso “poppe della Graham/didietro di Fiennes” e lo butta lì un paio di volte per pochi secondi. Ma in realtà le sottese implicazioni femministe e “politically correct” sono fatte apposta per vellicare il fondo puritano degli americani, per i quali il sesso, sotto sotto, è ancora una roba da far paura. Infatti presto il film vira dall’erotico “elegante” al giallo, diventando un orrido rifacimento hitchcockiano (c’è perfino la blasfemia di una citazione de “Il sospetto” nel viaggio in macchina!). Il dénouement è prima di tutto implausibile (se sei convinta che tuo marito sia un assassino, ti rifugi da sua sorella?) e poi indovinabile a primo colpo.
Il film è letteralmente lardellato di un simbolismo risibile. Vedi l’opposizione Joseph Fiennes (la passione che brucia... giuro, dice così!) vs. il fidanzato pirla (l’amore quotidiano e “pulito”): per concretizzarla in modo sotterraneo, il film arriva a instaurare anche l’opposizione “scopata nuda/scopata in sottoveste” (c’era un contrasto vestimentario/morale del tutto analogo in un’altra bruttura degli ultimi anni, “Jerry Maguire”).
Tanto per arpeggiarci sopra, il fidanzato soffre di eiaculazione precoce (non capisco dov’è il problema, visto che lei raggiunge l’orgasmo in tempo ammirevolmente breve, come abbiamo visto pochi minuti prima con Joseph Fiennes). Ma il colmo della ridicolaggine si tocca nella scena in cui Heather Graham molla il primo fidanzato. Lei vorrebbe parlargli, ma lui? Lo vediamo tutto preso a guardare la partita in televisione con la tazza di popcorn! Alla tv italiana si è appena vista una scena assolutamente identica in “Mmmhh!” di Serena Dandini - che però è una trasmissione comica. Allora lei gli dice a muso duro che vuole piantarlo e lui le fa una scenata... lasciando il televisore a pieno volume.
Morale: istruzioni per i giovani maschi. Ragazzi, le donne vanno rispettate. Quando lei comincia a rognare e a dire che ti lascia, spegnete il televisore. Se potete farlo senza che lei se ne accorga (altrimenti è peggio), attaccate il videoregistratore. Se no, rassegnatevi. Potrete sempre vedere la fine della partita dopo che lei se n’è andata.

(Il Nuovo FVG)

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