martedì 8 gennaio 2008

Il Signore degli Anelli - La Compagnia dell'Anello

Peter Jackson

Nel capolavoro di Peter Jackson “Creature del cielo” era già contenuta la sua rivendicazione a realizzare la versione filmica de “Il Signore degli Anelli”: sta nella creazione di quel mondo immaginario fatto di figure di plastilina che le due adolescenti assassine del film si creano, dov’è come rispecchiata la pulsione narrativa “totalitaria” e demiurgica ch’è alla base dell’opera di J.R.R. Tolkien. Ecco, forse avremmo voluto un po’ della (volontaria) ingenuità di quelle creature nel monumentale “Il Signore degli Anelli” di Jackson, di cui esce ora il primo capitolo “La compagnia dell’Anello”.
Parlo per metafora, ovviamente: da tolkieniano, sebbene non fedelissimo, poche cose mi possono far rabbrividire quanto l’idea di un “Signore degli Anelli” pieno di mostri in plastilina fotografati in stop motion. Lo dicevo solo per indicare il rimpianto di una specie di ingenua meraviglia, un gusto creativo artigiano e innamorato, che fa parte indubbiamente della bella carriera di Peter Jackson ma che in qualche misura mi sembra latitare nel presente film.
“Il Signore degli Anelli” è grande spettacolo, ovviamente. Dal punto di vista grafico, visuale, è una gioia per gli occhi. Ma basta la bellezza della visione a trasformarlo in un film visionario? E viceversa, può un capolavoro visionario quale la trilogia di J.R.R. Tolkien materializzarsi soddisfacentemente in un film che non lo sia? Se la seconda delle due domande è retorica, la prima non lo è del tutto; vuole esprimere, più che un giudizio negativo, una perplessità.
Nessuno negherà che sullo schermo si dispieghi con piena soddisfazione la realizzazione visuale di panorami fantastici, di costruzioni allucinanti, di raffinati “tableaux”, che rispondono in pieno alla visione tolkieniana. Non è scenografia, è alta grafica che si materializza sullo schermo. La macchina da presa è funzionale a questa grafica trionfante. Vedi la memorabile inquadratura “a piombo”, perpendicolare dall’alto, quando Gandalf galoppa alla torre di Saruman (che è una replica ciclopica del suo bastone di mago). Oppure come dalla stessa torre la m.d.p. si tuffa giù a volo per sprofondare nei demoniaci scavi. In generale si può dire che la ripresa a volo d’uccello, dall’elicottero o in computergrafica, è una cifra stilistica del film. Ed è giusto, perché questi movimenti magniloquenti sono quelli adatti a rendere visivamente la grandiosità della concezione tolkieniana.
E tuttavia ci chiediamo: l’enfasi c’è - ma c’è la passione? C’è la potenza del racconto al di là della potenza grafica? O è solo illustrazione? Indubbiamente nel “Signore degli Anelli” di Jackson si scorge una prevalenza del visuale sul narrativo (paradossalmente più che nel bellissimo “Il Signore degli Anelli” cartoon, di Ralph Bakshi, 1980). Certo il racconto è pienamente corretto; vediamo scorrerne sullo schermo ordinatamente tutte le tappe. Jackson, non ci stupisce, ne rende bene la venatura horror (splendido l’incontro con il Balrog nelle miniere di Moria). Anche i volti sono “giusti” (il Gandalf di Ian McKellen porta nel personaggio lo spirito raffinato, ironico, intellettuale di Tolkien stesso), con degne interpretazioni di Ian Holm, Christopher Lee, Viggo Mortensen eccetera; in generale le buone interpretazioni pareggiano sulla bilancia una certa inespressività dei giovani Hobbit. Ma si sente che manca qualcosa in termini di pathos.
Su questa splendida scena solo a tratti lampeggia la tolkieniana potenza dei personaggi, solo raramente ci trasmettono un brivido in quanto personaggi (una scena potente per esempio è la tentazione di Galadriel/Cate Blanchett davanti all’Anello, ben servita ma non soverchiata dall’effetto speciale fotografico). Né è, mi pare, sottolineato a sufficienza lo “sguardo di scoperta”, incantato, di Frodo, che tanto peso ha nel romanzo. Volendo fare una metafora azzardata, anche dal punto di vista narrativo prevale lo sguardo dall’alto anziché dal basso.
Illustrazione sontuosa, illustrazione affascinante! Ma, nel bene e nel male, illustrazione.

(Il Nuovo FVG)

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