martedì 8 gennaio 2008

Il mio amico vampiro

Uli Edel

Hanno ammazzato Vampiretto! Altro che compare Turiddu. E non l’ha mica beccato finalmente il custode del cimitero, ammazzavampiri a tempo perso, Ienismeier (per questo personaggio vedi i romanzi della serie “Vampiretto” di Angela Sommer-Bodenburg: forse la miglior letteratura infantile uscita dopo Roald Dahl e prima di Harry Potter). No, l’hanno assassinato due macachi di sceneggiatori americani in vena di “political correctness”, Larry Wilson e Karey Kirkpatrick; i quali peraltro avrebbero anche buone realizzazioni alle loro spalle (Larry Wilson ha scritto lo splendido “Beetlejuice” di Tim Burton e Karey Kirkpatrick “Chicken Run”), quindi immagino che la melassa che scorre nel film “Il mio amico vampiro” di Uli Edel sia una scelta produttiva e non interamente colpa loro.
Erano anni che noialtri appassionati dell’amabile humour nero di Angela Sommer-Bodenburg aspettavamo la versione cinematografica di “Vampiretto” (c’è anche un cartoon). Sono le avventure di un ragazzino tedesco, Anton, che fa amicizia con due bambini vampiri, Rudolf e Anna, all’insaputa dei genitori ma anche della terribile famiglia di succhiasangue dei nuovi amici. Perché i vampiri di Angela Sommer-Bodenburg, che hanno nomi come Sabine l’Orribile e Hildegard l’Assetata, non sono agnellini, tutt’altro! Sono comicamente feroci; la loro cultura, che l’autrice esplora con piglio antropologico (vampirologico), celebra il sangue, la muffa, il tanfo di cose morte. Pensate che organizzano annualmente un “concorso di profumo” in cui vince chi puzza di più.
Adesso il film (che sposta l’azione in Scozia) è arrivato, con discreti valori produttivi (i costumi per esempio sono di James Acheson: “L’ultimo imperatore”, “Le relazioni pericolose”, “Restoration”), deludendoci a morte: con moralismo tutto americano, effettua un radicale spostamento di ottica, un rovesciamento dello spirito allegro dei romanzi. I vampiri qui - orrore, orrore - si vergognano di esser vampiri! Bevono sangue di mucca per non far male a nessuno! Peggio ancora, il loro sogno è di completare il rito magico che li trasformerà in esseri umani! E alla fine... ma no, l’ultima scena del film è troppo sconciamente zuccherosa perché io possa riferirla.
Se, tradimento a parte, avessimo almeno un buon film, non ci si potrebbe neppure lamentare. Uli Edel - ex promessa del cinema tedesco con “La tenerezza del lupo”, poi diventato nulla più che un passabile artigiano del cinema americano di serie B - dirige “Il mio amico vampiro” con competenza, ma lo humour è fiacco e il ritmo è piuttosto spompato, con qualche salto che fa pensare a un pesante lavoro di “editing” sul film. Quel che veramente dispiace è che “Il mio amico vampiro” è uno spreco di fantasia visuale, perché effettivamente contiene un’“imagerie” vampiresca suggestiva, ancorché derivativa (il raduno generale dei vampiri alla fine non nasconde il suo debito, è un Polanski molto annacquato). I costumi sono buoni, il set ben realizzato, e di per sé renderebbe bene lo spirito dei romanzi, le caratterizzazioni della famiglia vampira - i cui genitori sono i veterani Richard E. Grant e Alice Krige - sul piano visuale sarebbero perfettamente soddisfacenti, in particolare Rudolf e Anna (sacrificata quest’ultima dalla sceneggiatura); mentre invece il protagonista, ribattezzato Tony, è un mostriciattolo insopportabile, fra l’altro reso notevolmente più giovane del suo amico vampiro, allo scopo di favorire l’identificazione degli spettatori più piccoli.
Va aggiunto che “Il mio amico vampiro” contiene anche almeno una trovata realmente divertente e da ricordare: il branco di mucche-vampiro che volano per l’aria cogli occhi rossi e dormono come pipistrelli a testa in giù. In conclusione può anche darsi che finisca per piacere ai bambini cui è diretto. Però l’impressione che lascia è quella di un brillante lavoro di messa in scena che per timidezza, moralismo, autocensura, stupida mielosità non ha saputo decollare (a differenza delle sue mucche). Un’occasione sprecata.

(Il Nuovo FVG)

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