martedì 8 gennaio 2008

Fuoco cammina con me

David Lynch

Entro la bella rassegna completa dell’opera di David Lynch, organizzata congiuntamente da Centro Espressioni Cinematografiche e Cinemazero, ecco un’occasione importante: quella di ri/vedere e riconsiderare, mercoledì 14 a Pordenone e giovedì 15 a Udine, “Fuoco cammina con me”, “prequel” cinematografico di “Twin Peaks” (il serial tv più bello di tutti i tempi) e opera maledetta, ingiustamente disamata dal pubblico e critica. Fu un fallimento al botteghino tanto quanto “Twin Peaks” era stato un successo sui teleschermi.
I titoli di testa di “Fuoco cammina con me” appaiono sulla “neve” di un televisore, che poi esplode. Non è sbagliato vedervi una dichiarazione d’intenti di Lynch: il quale col film non vuole aggiungere un tassello al serial bensì letteralmente far esplodere - o meglio, implodere - la serie tv. Così la Twin Peaks del film si oppone a quella del serial: concentrata, spopolata, irrazionale, cupa, sembra un sogno o un’allucinazione (di Laura Palmer?). La vittima predestinata Laura Palmer (Sheryl Lee) vi è la protagonista assoluta. In “Twin Peaks” tutto girava intorno alla sua assenza; in “Fuoco cammina con me”, che racconta i suoi ultimi giorni di vita, tutto ruota intorno alle sua presenza. Anche la criptica parte iniziale del film, col primo delitto, è un prologo alla Passione - uso il termine a ragion veduta - di Laura. La lentezza anormale delle dissolvenze incrociate, che sono la forma linguistica principe del film, trasmette un senso di inquietudine quasi fisicamente doloroso.
Come “Velluto blu”, la saga di Twin Peaks è l’illustrazione di un punto nodale e ritornante dell’opera di Lynch: il rapporto fra l’ambigua innocenza dell’adolescente e il mondo adulto, sessuato e crudele. Giacché tutta l’opera di Lynch è una complicata parabola sull’innocenza e il male, ma non contrapposti, com’è usuale nei termini consolatori soliti al cinema: poiché si fondono e si affrontano all’interno dello stesso corpo. Il tema del Doppelgänger, del doppio, attraversa la saga di Twin Peaks fin dal nome della città.
Noi sappiamo che l’inconscio non conosce il principio di non contraddizione. L’adolescente di Lynch vuole e insieme teme di entrare in questo mondo adulto, pericoloso ma anche oscuramente affascinante. Vuole e non vuole perdersi nel mondo della carne, il “Flesh World” (è il titolo del giornale porno su cui Ronette, l’amica di Laura, pubblica i suoi annunci in “Twin Peaks”): mondo della carne, perché l’impulso primario di questa fascinazione è quello sessuale. In “Velluto blu” Jeffrey (Kyle MacLachlan) è attratto in un vortice dalla più anziana Isabella Rossellini, di cui ha spiato i segreti erotici. Anche in “Twin Peaks” e “Fuoco cammina con me” c’è molto spiare, e Lynch riconduce sempre il voyeurismo in termini direttamente sessuali. Ma è una sessualità pre-genitale, indifferenziata; nel cinema di Lynch c’è sempre una confusione fra il penetrarsi, il baciarsi, il mordersi, il toccarsi, l’aggredirsi, il farsi male: confusione riconoscibilissima: è lo sguardo infantile che affascinato e orrificato guarda, come direbbe Freud, la scena primaria, l’amplesso dei genitori. E’ il mondo della sessualizzazione del padre e della madre - di cui “Fuoco cammina con me” dà un esempio lancinante in Leland Palmer, il padre posseduto da uno spirito demoniaco, incestuoso e assassino.
L’assenza o la minaccia del padre è, lo sappiamo, un tipico tema lynchano. In questa chiave si può leggere l’interesse ossessivo del regista per gli anni ’50, che arriva a produrre quella specie di “epoca mista” che caratterizza i suoi film. L’epoca delle “bande” tenere e ribelli, del rock’n’roll e delle motociclette: sono gli anni, nella nostra percezione “post factum”, in cui si consuma la frattura col padre, come una dichiarazione d’indipendenza giovanile. Una dimensione di adolescenza eterna. Gli anni ’50 come isola di Peter Pan nella cultura di massa americana? Ecco un’ipotesi che val la pena di esplorare.

(Il Nuovo FVG)

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