martedì 8 gennaio 2008

Era mio padre

Sam Mendes

Un buio denso, pesante, si stende su Road to Perdition (Era mio padre) di Sam Mendes, impone un’atmosfera che non verrà intaccata dalle scene all’aperto e nella luce. Buio e pioggia. Una finestra che si illumina per gli spari, citazionistica e gotica. In questo film gli spari sono lampi di luce livida; c’è chi ha menzionato Howard Hawks, ma soprattutto c’è molto del sottovalutato Walter Hill. E’ puro Walter Hill la superba scena del massacro delle guardie del corpo in una strada sotto la pioggia, con gli uomini che cadono e la luce lontana degli spari in assenza del suono.
Anni ’40: Tom Hanks, ex uomo di fiducia del boss Paul Newman, fugge col figlio ragazzino dopo che il figlio del capo gli ha fatto sterminare la famiglia; Paul Newman disprezza il proprio figlio squallido e feroce, ma non lo concederà alla vendetta dell’altro; però c’era un rapporto paterno/filiale anche fra Paul Newman e Tom Hanks, che il destino mette contro. Sam Mendes riscrive il gangster movie in senso citazionistico, ma non celebrativo bensì, nonostante il dinamismo degli scontri, cupo e mortuario, come quella stazione di Chicago livida, alla Hopper, dove la sala d’attesa è un mare di giornali aperti (è il tocco di “irrealismo” presente nel cinema di Mendes: ricordiamo i petali di rosa di American Beauty). E lo riconduce ad archetipi melodrammatici - tre storie sottese di amore paterno - e gotici, a partire dallo spunto iniziale del bambino che si nasconde per spiare il lavoro del padre e assiste a un omicidio. Ma un elemento horror è sempre stato presente nel cinema/nel fumetto gangsteristico; basta pensare ai mostri di Dick Tracy; qui abbiamo la memorabile figura del killer-fotografo incarnato da Jude Law, prolungamento maligno del voyeurismo della crudeltà implicito nella fotografia di “nera” (a partire dal grande Weegee).
Perdition è il nome di un luogo sicuro dove dirigersi: interessante doppio senso, tradito dal riduttivo titolo italiano, che incrocia l’ipotetica via della salvezza con la via della perdizione. Come ricorda Tom Hanks a Paul Newman nell’ultimo colloquio, “Noi non andremo in paradiso”.

(Nickelodeon)

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