venerdì 12 dicembre 2025

L'uomo marchiato

Richard Galbraith

Cosa ci fa un cadavere nudo orribilmente mutilato nel caveau di un negozio di oggetti massonici in argento? Com’era prevedibile, è bellissimo (e intricatissimo) il nuovo giallo di J.K. Rowling sotto il consueto pseudonimo di Robert Galbraith: “L’uomo marchiato”, Salani, 1187 pagine, E. 26.90, nuovo episodio della serie degli investigatori in società Cormoran Strike e Robin Ellacott.
Nella spiegazione del delitto – non temete, niente spoiler! – mi sembra sia riconoscibile (ed è una novità nella serie) l’influsso di John Dickson Carr. Trattandosi di un giallo, sarà anche troppo dire che il problema base sta al centro di una ragnatela di altri problemi, dove spunta perfino l’ombra della massoneria. Non per nulla fra le citazioni messe in esergo ai capitoli troviamo anche Albert Pike, teorico del “rito scozzese antico e accettato”.
Hitchcock, si sa, filmava gli omicidi come se fossero scene d’amore e le scene d’amore come se fossero omicidi. Ce lo fa tornare in mente questa serie, in cui Cormoran e Robin risolvono tutta una serie di misteri ma il mistero maggiore, o meglio la suspense primaria, è quella dei sentimenti. Ecco due persone che dapprima sono reciprocamente attratte, poi via via apertamente innamorate, pur con delle storie (disastrose) nel frattempo: riusciranno mai a dirselo?
Il confine del nostro mondo è la pelle – poi comincia un misterioso mondo esterno. Così un innamorato non dichiarato soffre le pene dell’inferno nell’interpretare, cercare di capire, temere di illudersi, e spesso grossolanamente sbagliare, davanti al comportamento della persona amata. “L’uomo marchiato” ci porta dentro non una ma due situazioni simili. Senza essere Proust, J.K. Rowling ha fra le sue molte abilità narrative quella di rendere perfettamente il gioco della soggettività e dell’equivoco. “L’uomo marchiato” ci porta dentro la mente di due persone che brancolano come ciechi cercando di interpretarsi e noi “che sappiamo” assistiamo con una sorta di senso d’impotenza a questa cecità
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