mercoledì 17 dicembre 2025

L'anno nuovo che non arriva

Bogdan Mureşanu

Naturalmente un film (o romanzo) basato su fatti storici gioca sullo scontro fra la competenza dei personaggi e quella degli spettatori. Non tutti riescono a utilizzare questo conflitto a fini drammatici così bene come il bellissimo L’anno nuovo che non arriva, film rumeno del 2024 uscito da noi adesso, di Bogdan Mureşanu.
Come un Altman europeo, Mureşanu segue una serie di personaggi che non si conoscono, una serie di vite narrative parallele, accelerando fino al momento dell’esplosione, che è la rivoluzione del 1989, imprevista da tutti. Noi sappiamo che il meccanismo della Storia sta girando sempre più rapido, fino allo scoppio quando la folla in piazza fischia il discorso di Ceauşescu; ma ai personaggi il presente sembra grigio ed eterno. Arrivano sottotraccia notizie della strage di Timişoara, ma non se ne parla apertamente. È uno stato delle cose in cui si mescolano il comico e il tragico, per esempio nella storia tragicomica appunto dell’uomo il cui bambino ha impostato una lettera a Babbo Natale che contiene un dettaglio assai compromettente.
Con grande abilità narrativa, in un eccellente incrocio di toni, il film traccia un quadro generale declinando l’oppressione nelle sue varie sfaccettature. Quello che è terribile nel vivere sotto il totalitarismo – come oggi sanno i russi – non è tanto la paura quanto, al contrario, la prudenza: il prezzo del trasformare la paura in una vaga preoccupazione che giace sul fondo della mente si paga col piccolo compromesso quotidiano. Le piccole mediocrità garantiscono il quieto vivere perché il prezzo dell’eroismo è altissimo. (Poi naturalmente, caduto il regime, si scoprirà che pressoché tutti erano oppositori nascosti. Noi italiani siamo campioni mondiali in questo sport).
Il Bolero di Ravel gira su se stesso col suo moto spiraliforme fino all’esplosione della dissonanza finale. Con intelligenza, il film lo utilizza dapprima come sottofondo sonoro per il dialogo, ma poi il Bolero ritorna e diventa la chiave di volta sonora della conclusione, in una bella sintesi di ritmo musicale e ritmo narrativo, dove appaiono le immagini filmate della più commovente fra le rivoluzioni del 1989 nell’Est europeo.

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