Benny Safdie
Gli
amanti del
cinema sportivo apprezzeranno il
film biografico sul lottatore
di arti marziali miste Mark Kerr (interpretato
da Dwayne Johnson, “The
Rock”), il discreto
The Smashing Machine di Benny Safdie, già
presentato con successo
all’ultima
Mostra di Venezia. Il film si
concentra su alcuni anni
cruciali di Kerr (che
nel finale 2025
appare in persona, dopo
il ritiro, e
saluta gli spettatori).
I durissimi scontri sul ring sono girati con la macchina a mano e in
16mm. come tutto il film, dando un’idea di verità aumentata dal
posizionamento della cinepresa
non direttamente sul ring ma fuori dalle
corde.
Con
la storia (autentica) di Mark Kerr, The Smashing Machine segue i
tratti classici del cinema sportivo. Dapprima il successo, poi la
crisi e la caduta, con abuso di pillole originato dagli analgesici,
accompagnata da tensioni con la fidanzata Dawn (Emily Blunt); segue
la rinascita, propiziata dall’amico campione Mark Coleman (il
lottatore Ryan Bader) e dall’ex campione ora allenatore Bas Rutten
(incisivo nel ruolo di se stesso); vediamo il ritorno all’allenamento
nel tipico montaggio veloce celebrativo, sulle note di My Way nella
versione grintosa di Elvis Presley. Il rapporto con Dawn tuttavia si
aggrava disastrosamente. Poi Kerr parte per l’incontro della sua
vita in Giappone...
L’aspetto
notevole del film è l’insistenza sulla vulnerabilità del
protagonista, che piange sovente e mostra dei tratti decisamente
infantili (vedi all’inizio la scena in cui tiene il muso a Dawn,
arrivata in aereo, per avere interrotto la sua concentrazione prima
del combattimento). La strana contraddizione fra questa montagna di
muscoli e certi suoi comportamenti da bambino da sculacciare
(difficile a farsi, però...) espone un problema base dei nostri
tempi: l’eclissi della virilità.
(Messaggero Veneto)

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