Pietro Marcello
Non
andremo a cercare l’esattezza storica in Duse di Pietro Marcello,
racconto degli ultimi anni di Eleonora Duse (che poi morì in tournée
a Pittsbugh). Per quella, conviene rifarsi al recente ottimo
documentario Duse – The Greatest di Sonia Bergamasco. Pietro
Marcello fa un cinema estremo, nel senso della massima espressività;
trasporta le sue storie in una dimensione immaginosa, con tratti
quasi fantastici (vedi in Martin Eden l’incrocio fra il primo
Novecento e la temperie degli anni Cinquanta e Sessanta) che creano
il fascino della sua opera. Nella storia di Eleonora Duse
(interpretata da Valeria Bruni Tedeschi), gravemente malata,
finanziariamente in rovina, in rotta con la figlia, Marcello si rifà
agilmente alle forme del melodramma, con abbondanza di primissimi
piani assai ravvicinati; ma il film parte dall’attrice per
tracciare una sorta di “ritratto dell’artista nell’epoca” al
di là (o almeno, ai limiti) della dimensione del biopic. Debitore
alle sue origini documentaristiche, l’autore interlinea il racconto
con documenti filmati, in primis il viaggio in treno verso Roma della
bara contenente i resti del Milite Ignoto, ma non solo. C’è una
dialettica controllata fra il documento e la messa in scena che
raggiunge un interessante punto di tensione quando a un discorso di
Gabriele D’Annunzio risponde il controcampo della tetra foto di una
folla di squadristi con abbondanza di pugnali tra i denti.
Com’è
noto, della recitazione della Duse abbiamo in pratica solo
testimonianze indirette, e delle foto (più, ma fuori dal campo
teatrale, il film Cenere del 1916). Si direbbe che anche il presente
film tenda a mantenere questa assenza. Vi ha grande prevalenza la
Duse fuori dal palcoscenico; in teatro solo una bella scena ha
importanza, che la vede in veste di regista/insegnante con una
giovane attrice.
In
quello che abbiamo chiamato il cinema estremo (e molto personale) di
Pietro Marcello accade che anche i difetti – come, fra i
personaggi, un Memo Benassi troppo caricato o un D’Annunzio
francamente deludente – vengano in qualche maniera “assorbiti”
dall’insieme.
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