sabato 5 aprile 2025

The Shrouds - Segreti sepolti

David Cronenberg 

Non è facile dar conto senza pesanti spoiler del nuovo film (discusso e secondo chi scrive assai bello) di David Cronenberg, The Shrouds. Non è facile per una ragione generale – The Shrouds è un bizzarro thriller – ma soprattutto per una ragione particolare: questo film parte da un’idea (funerea e molto cronenberghiana) ma poi cambia, si estende, si sviluppa in anse come un fiume nella pianura, fedele al presupposto ma ridefinendolo, cosicché par di trovarsi a vedere di svolta in svolta un film diverso. Se dovessimo indicare un film precedente, nella filmografia cronenberghiana, al quale questo si potrebbe collegare… magari qualcuno si stupirà, ma menzioneremmo l’estremistico (fin dal titolo) eXistenZ per la sua natura di progressiva ridefinizione della realtà.
Ma partiamo dall’inizio. Cosa sono gli shrouds? Nel dialogo vengono menzionati sì i sudari, ma anche la Sindone. Sono dei sudari tecnologici, una specie di bozzoli, simili a un cappotto alieno, nei quali si possono avvolgere i cadaveri prima di deporli nella tomba. Gli shrouds servono alla più macabra (ai nostri occhi) delle invenzioni: attraverso un sistema di telecamere collegato a un monitor sulla tomba, consentono di vedere cosa accade al corpo nella sepoltura. Macabro, sì – ma tanto il protagonista vedovo Karsh (Vincent Cassel) nel film quanto il suo creatore David Cronenberg, sceneggiatore e regista, dichiarano a tutte lettere il loro ateismo; il corpo è l’unica realtà, dice Cronenberg (ripetendolo in uno streaming che ha preceduto l’anteprima del film in sale selezionate), e quando il corpo svanisce non c’è più nulla. Ecco allora che questo “poter vedere” il cadavere diventa una cupa e disperata mossa per dargli una continuità, come una sopravvivenza virtuale, durante gli anni del lutto. In sintonia con la nostra epoca, ci è facile osservare, con la sua feticistica preminenza della visione sulla memoria.
È evidente che si ritrovano qui tutte le ossessioni di Cronenberg, dalla carne e la sua mutazione innestata dalla tecnologia all’estremismo dello sguardo. Il contatto visivo coi defunti – che significa, nell’orizzonte del film, col loro corpo – è solo l’aspetto più audace della carnalità del film. Dove ritroviamo – nel rapporto di Karsh con le sue donne – il “corpo chirurgico” segnato da cicatrici e amputazioni, che attraversa l’opera di Cronenberg da Crash a Map to the Stars a Crimes of the Future (i nuovi organi come opere d’arte). Il pensiero corre anche agli "strumenti ginecologici per mutanti" di Inseparabili
Però un atto di vandalismo su alcune tombe di questo nuovo cimitero tecnologico introduce nel film l’elemento thriller che si dispiega in un intrico di inganni, doppio gioco, teoria del complotto, sfociando in una storia di spionaggio in cui entrano in causa i nostri nemici russi e cinesi. Perso in quest’intrico, il protagonista non sa più cos’è verità, cos’è menzogna, cos’è tecno-inganno (è vero quello che vede sul monitor?), cos'è sicurezza (anche sull'avatar di Karsh, l'assistente perfetta, si stende un'ombra di ambiguità), cos'è paranoia (il complotto dei medici e le storie di Stalin!) e, infine, cos’è sogno. The Shrouds – pur così carnale – si allontana dalla carne per approdare allo sfaldarsi della realtà. 
Le sue donne sono rifrazioni della stessa donna (Diane Kruger) - e l'unica che non lo è (Sandrine Holt) si identifica con il suo corpo mutilato nel delirio finale di Karsh. Sia attraverso la macchina impazzita della tecnologia sia attraverso la “macchina morbida” della mente (è un titolo burroughsiano, e Burroughs è uno degli autori base di Cronenberg: Il pasto nudo), quello che è tangibile si dissolve e resta la nebbia. In questa nebbia il dolore ritorna; il lutto è vorticoso.

Nessun commento: