venerdì 3 dicembre 2021

Per favore, non mordermi sul collo

Roman Polanski

Troviamo in tutto il cinema di Roman Polanski uno sguardo angoscioso verso la vecchiezza. Vecchi ambigui, pericolosi, ghignanti popolano i suoi film; il vetusto castello gelato di The Fearless Vampire Killers è una struttura divoratrice, risucchiante, centripeta. Fra comicità e momenti di vero terrore, il film di Polanski mette in scena l’attacco della morte alla vita. Dice con linguaggio para-religioso il conte vampiro von Krolock: “questa terra... attende il nostro avvento come l’autunno attende l’inverno”. La vita brulica nell’ambiente contadino dell’inizio, dove Polanski filtra l’impagabile descrizione bozzettistica attraverso la sua nostalgia - nello spazio e nel tempo - di esule ebreo polacco. Il rapimento-con-vampirizzazione della splendida Sarah (Sharon Tate) trascina al castello gli stralunati vampire killers Abronsius (Jack MacGowran) e Alfred (Polanski), timidamente innamorato della ragazza. Gli affascinanti bagliori azzurrini della fotografia au grand air di Douglas Slocombe si mutano nelle tinte cinerine e malinconiche del castello, che parlano di morte, di muffa, di immemorabile tirannia: a differenza del conte Dracula che (marxista senza saperlo) lascia la Transilvania per la Londra industriale in espansione, il conte von Krolock è legato a un feudalesimo arcaico. Il film è attraversato da una corrente di sessualità negata, frustrata e contorta, coerente col senso di attrazione/paura nei confronti della donna presente nel cinema di Polanski. I vampiri - come quello omosessuale della scena più famosa e più divertente del film - mimano una sessualità che non posseggono. I loro piaceri sono algidi e intellettuali: la lettura, la conversazione, gli scacchi, i formalismi sociali, come il gran ballo finale, assurda cerimonia meccanica, trionfo del grottesco polanskiano. E i cacciatori di vampiri soccombono: nello svagato intellettuale Abronsius, sosia di Einstein, Polanski mostra umoristicamente il fallimento della ragione positivista del Van Helsing di Dracula. E’ il trionfo della morte e del gelo sulla vita - facilmente collegabile alla concezione polanskiana di un fragile universo continuamente minacciato dall’assurdo e dalla malvagità.




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