Jun Li
Con
Francis Ng (Brother Fai) come protagonista, il film narra la vita
alla deriva (drifting) dei senzatetto di Hong Kong, a Sham
Shui Po, che prima dormono per strada, poi si costruiscono delle
misere baracche. Molti, come Fai all'inizio, sono drogati.
L'inizio,
con Fai che esce di prigione e torna nel gruppo, è neorealistico,
non nel senso di attori presi dalla strada (anzi, sono tutti ottimi
professionisti) ma nel senso della realtà fotografata senza
mediazioni. In seguito il film si struttura secondo varie linee
narrative; sul piano individuale, la principale è l'amicizia di Fai
con un giovane rimasto traumatizzato dalla vita sulla strada. Una di
queste storie interlineate (autentica e di ispirazione per il film)
narra che il gruppo, con l'aiuto di un'assistente sociale, fa causa
al Comune perché durante una pulizia notturna delle strade è stato
buttato via senza tanti complimenti tutto ciò che gli homeless
possiedono, compresi i documenti. Quando Drifting si avvia
alla conclusione, è solenne e fluente l'emergere in primo piano del
discorso polemico sulla gentrification di Sham Shui Po, che
era il quartiere della povera gente e adesso la espelle per costruire
grattacieli.
Scritto
e diretto da Jun Li, è un film che a volte appare forse un po'
programmatico, ma che attiva una forte carica di empatia. Un film
americano su questi argomenti risulterebbe indubbiamente tetro, ma
questo – pur tutt'altro che allegro in sé – riesce a mantenere
un tono calmo e matter of fact molto lodevole. Francis Ng fa
un'operazione recitativa di grande impegno, nel segno del
naturalismo. Anche sfiorando qualche volta sul piano dell'espressione
un overacting alla De Niro – ma si vede bene che per lui è
l'interpretazione di una vita, più o meno come è accaduto per
Anthony Wong in Still Human.
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