Michel Franco
Due diversi saccheggi
si abbattono sulla corrotta alta borghesia messicana
nel dramma grottesco Nuevo orden, scritto e diretto da Michel
Franco. Nella villa dei suoi genitori si festeggia il matrimonio di
Marianne (ma l'acqua verde che cola dal rubinetto per un attimo è un
segno premonitore); intanto fuori viene repressa una ribellione. Si
presenta un vecchio ex servitore che ha lavorato per la famiglia per
anni con la moglie Elisa: lei dev'essere operata e c'è bisogno
urgente di 200.000 pesos in prestito. La madre di Marianne lo liquida
con 35.000 pesos e un “buena suerte”. Quando Marianne, l'unica persona buona del gruppo, lo sa, esce infuriata dalla villa per andare da Elisa e portarla in clinica
usando la propria carta di credito. Così è assente quando un gruppo
di poveri (da notare le fattezze indio) irrompe nella villa, la mette
a sacco – con l'entusiastico apporto della servitù – e fa strage
degli invitati.
Dopo la rivolta
l'esercito interviene e prende il potere. Ed ecco il rovesciamento:
l'esercito come duplicazione dei saccheggiatori. In una di quelle
prigioni militari segrete di cui l'America Latina ha purtroppo
esperienza, i soldati tengono prigionieri molti giovani (fra cui
Marianne) esigendo anonimamente un riscatto; poi naturalmente, appena
i parenti pagano il riscatto, i prigionieri vengono eliminati.
La vicenda di
detenzione, torture, stupri e omicidi non è invenzione: è quel ch'è
successo in Brasile o in Argentina. La torsione grottesca sta nel
piano di estorsione messo in atto dall'intero esercito, o meglio, nel
fatto che l'esercito miri e riesca a tenerlo segreto.
Naturalmente la
plausibilità latita (si presume che la finzione sia che sono stati
sequestrati da malavitosi, ma anche che i ricchi pagatori siano
incapaci di fare due più due), ma nel quadro del grottesco ciò è
più o meno legittimo. Il problema è che con questa torsione
distopica Michel Franco ritiene di aver esaurito il suo compito.
Manca nel film un'elaborazione artistica: sul piano realistico,
queste cose le ha raccontate in modo più alto e doloroso Marco
Bechis (Garage Olimpo); sul piano allegorico, senza evocare
l'inarrivabile Luis Buñuel, ricordiamo l'eccellente film
guatemalteco La Llorona di Jayro Bustamante.
Invero Michel Franco è
migliore come regista che come sceneggiatore. Se il racconto zoppica,
la regia rende bene il senso del terrore e la cappa di piombo che
pesa sulla città con la presenza ossessiva dei soldati in
passamontagna nero. Immagini come la serva che ride felice mentre
saccheggia la villa oppure il rito funebre in chiesa sorvegliato dai
soldati armati di mitra disposti lungo la navata lasciano una
traccia nella memoria.
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