Takeuchi Hideki ha
usato sceneggiatori diversi tra Fly Me to the Saitama e i due
Thermae Romae, peraltro tutti tratti da manga. Eppure, ci sono
molti tratti di somiglianza fra questi suoi film: non solo
un'irrefrenabile energia tutta sua ma anche un senso dell'umorismo
paradossale quasi spudorato. E' evidente che Takeuchi si diverte
girando; questo “sprizza” letteralmente dalle inquadrature. Sarà
merito del manga, che mi spiace di non conoscere, ma Fly Me to the
Saitama è geniale allo stesso modo in cui lo era Thermae
Romae. E' una cascata d'invenzioni, tutte paradossali appunto, ma
tutte logicamente ben collegate.
Saitama è una
prefettura che gli abitanti della vicina Tokyo considerano una zona
di buzzurri. Nel film, un radiodramma ascoltato da una famiglia
saitamese in viaggio ci porta in una realtà alternativa in cui Tokyo
tratta gli abitanti delle prefetture vicine, e i saitamesi in
particolare, peggio di servi della gleba. Ma la rivolta è in
cammino. In questa folle guerra tra prefetture, il film gioca in modo
spiritosissimo sulle marche turistico-culturali dei vari territori
(come la conchiglia-radio con cui comunicano due ufficiali donna
della prefettura di Chiba, che è fiera di avere il mare). Passando
dal Giappone all'Italia le allusioni locali si perdono un po', ma
restano comprensibili o almeno secondarie rispetto al divertimento –
anche se vedendo il film si continua a pensare con invidia a come
debbano rotolarsi dalle risate gli spettatori giapponesi. Quel che
importa è che il film è un'autentica festa, e ciò si
trasmette perfettamente agli spettatori anche in questa parte del
mondo.
Che poi... Se c'è
un concetto nascosto dietro la comicità sfrenata di Fly Me to the
Saitama è l'elogio della quieta normalità. “Non abbiamo
niente di speciale ma è un bel posto dove vivere”. Ebbene, in una
conclusione gustosamente reminiscente di Star Wars, i due
protagonisti, nei loro strepitosi costumi manga-like (li
interpretano il cantante Gackt e Nikaido Fumi, totalmente femminile
in una parte maschile), ci avvertono che dopo aver “saitamizzato”
il Giappone Saitama si prepara a “saitamizzare” il pianeta. Una
prospettiva agrodolce, un po' inquietante. Torna in mente Jorge Luis
Borges: “Il mondo sarà Tlön”.
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