domenica 27 gennaio 2019

Winston vs Churchill



Non è per nulla che rispunta Shakespeare nel Winston vs Churchill magnificamente interpretato da Giuseppe Battiston al Palamostre di Udine per Teatro Contatto (tratto da Churchill, il vizio della democrazia di Carlo Gabardini), per la regia di Paolo Rota. Anche se non fosse citato, basterebbe il testo a richiamarlo: incentrato com'è sulla shakespeariana contraddizione irriducibile fra i grandi uomini e i piccoli (cui dà voce con bravura Maria Roveran nel ruolo dell'infermiera). Val la pena di ricordare che Battiston è stato nel 2013 un memorabile Macbeth.
Ecco Churchill alla fine della sua vita: fisicamente fragile ma più che mai imponente (il modo in cui si staglia davanti al pubblico nella sua vestaglia rossa!); ora acido della petulanza sarcastica dei vecchi, ora gigantesco e solenne; Churchill che nasconde i sigari, proibiti dal medico, nel bastone cavo come Charles Laughton in Testimone d'accusa e che litiga con l'infermiera, prima su piccolezze, poi mostrandoci in modo accecante il fossato che esiste fra la vita quotidiana e la Storia; che si confronta col suo passato fra orgoglio, dolore e rabbia. Ora cresce a una grandezza fisica monumentale, nel rievocare i suoi grandi momenti, quando come Atlante sorresse sulle spalle la nostra civiltà (e sì, risentiamo anche il discorso delle “lacrime e sangue”), ma anche nel rispolverare fieramente le sue battutacce feroci – anche queste autentiche (“E' vero, io sono ubriaco. E tu sei brutta. Ma domattina io sarò sobrio”). Ora si ingobbisce e piange sotto l'attacco dei propri demoni, nel ricordare i disastrosi fallimenti, come Gallipoli nella prima guerra mondiale, e le tragedie familiari come il suicidio di una figlia.
Un uomo soverchiante cui può dare corpo solo un attore soverchiante, un Orson Welles – o un Giuseppe Battiston (che peraltro ha interpretato proprio Welles in un monologo teatrale di qualche anno fa). In un'interpretazione potentissima, che dà la sintesi profonda di un carattere con una ricchezza travolgente di sfumature e variazioni, con un'articolazione perfetta di corpo e di voce, Battiston s'impadronisce del pubblico e lo conquista in modo violento; prende in mano un testo non sempre risolutivo e lo trasforma in carne e sangue. In una parola, diventa Churchill; e a spettacolo finito, quando si presenta al proscenio per raccogliere gli applausi del pubblico, abbiamo l'impressione che sia ancora Winston Churchill che abbiamo davanti.

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