martedì 12 maggio 2015

Forget Me Not

Horie Kei

Forget Me Not di Horie Kei è costruito su un'idea tanto agghiacciante quanto semplice e narrativamente produttiva, nel senso che ne discende in modo naturale tutto il film – esattamente come quelle dei vecchi telefilm della serie Twilight Zone (Ai confini della realtà). Si tratta di una ragazza, di nome Oribe Azusa, che per un motivo inspiegabile tutti dimenticano dopo averla conosciuta, anche il padre e gli amici, i compagni di scuola, i professori ecc. Ovvero, un'esatta inversione dell'Alzheimer (non a caso citato nel film): mentre con l'Alzheimer è un individuo che dimentica il mondo, compresi i legami più cari, qui è il mondo che dimentica l'individuo.
Quest'idea viene innestata su una storia d'amore adolescenziale: il giovanissimo protagonista incontra la ragazza e sulle prime è l'unico immune da questa specie di maledizione; fanno amicizia e si innamorano (sempre a livello adolescenziale, cioè un amore timidamente non dichiarato); poi però anche lui comincia a dimenticare. Un aspetto collaterale affascinante della sceneggiatura (di Horie Kei e Okazaki Satoko, da un romanzo di Hirayama Mizuho) è la sua lotta per mantenere la memoria di Azusa, con cartelli in camera, foto appese ecc. - un esempio di cinema sulla mente e sul tempo che personalmente mi fa pensare a Memento di Christopher Nolan.
Un problema del film è che si organizza molto lentamente; è vero che ciò gli permette di creare l'impatto psicologico con una flemma che lo potenzia, però produce l'effetto non voluto che il film comincia a piacere veramente solo quando si è avanti nella narrazione, In altri termini, se mai ho visto un film che “cresce” durante la proiezione è questo (alla fine, il messaggio video di Azusa è veramente commovente!). Perfino l'interpretazione dei protagonisti Murakami Nijiro e Hayami Akari sembra fredda all'inizio per diventare via via più carica di emozione, fino al climax di vero struggente mélo.

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