martedì 11 febbraio 2014

Lupin the 3rd - La chiave del mistero

Diego Caponetto

Il 31 gennaio 2014 è stato presentato in anteprima al Visionario di Udine il cortometraggio Lupin the 3rd – La chiave del mistero, diretto da Diego Caponetto, e interpretato, col regista nel ruolo del villain, dal gruppo cosplay friulano A.A.A. Cercasi Lupin: Tommaso Strignano (Lupin), Massimo Codutti (Goemon), Stefano Del Fabro (Jigen), Elena Ponte (Fujiko), Ettore Stramare (Zenigata).
Sebbene il termine cosplay sia nato in Giappone, ce ne sono sempre stati esempi in Occidente in occasione delle convention di fan della fantascienza e dei fumetti – e qui non si può non inserire un omaggio alla grande Angelique Trouvere, pionieristica cosplayer americana, e splendida donna, che in anni ormai lontani appariva in vari ruoli, ma è ricordata soprattutto per la sua incarnazione di Vampirella (infinitamente più sexy di Talisa Soto nel mediocre film di Jim Wynorski del 1996).
Nonostante le possibili ascendenze ludiche il cosplay non è un semplice travestimento come quelli di ragazzi e bambini a carnevale e Halloween - e non solo per il dato sociologico dello spostamento dal mondo infantile a quello dei giovani adulti. Il cosplay è travestimento, ma nel senso non del richiamo segnico bensì dell'imitazione perfezionata; mentre il costume di Halloween si limita ad alludere, il cosplayer mira a un vero raddoppiamento imitativo – anche se a volte può essere declinato in forme parodistiche. Si potrebbe dire (e vai col paradosso!) che il cosplay è il professionismo dell'amatoriale.
Questo perfezionismo del cosplayer non avrebbe senso senza la riproduzione fotografica o il filmato. L'identificazione visuale va di pari passo con l'obbligo della posa – e dalla posa alla scenetta non c'è che un passo.
Adesso parliamo di Lupin III. Sebbene il manga di Monkey Punch sia un assoluto capolavoro di humour perverso, è stato l'anime (fra tanti animatori, com'è noto, si conta anche Miyazaki Hayao) a creare una platea internazionale di fedelissimi fan. Dei motivi che lo rendono memorabile, qui ci interessa specialmente uno: possiede un gruppo di protagonisti (Lupin, Jigen, Goemon, Fujiko e il povero Zenigata) perfettamente caratterizzato, sia come aspetto sia come elementare psicologia. Questo lo rende perfetto per il cosplay. Tanto più oggi, quando gioca anche sulle corde della nostalgia (accento sulla a, per favore).
Ora, mentre se ne annuncia un altro, è stato realizzato a mia conoscenza un solo film live action, ossia dal vero, su Lupin III: Rupin Sansei: Nenriki chin sakusen (Lupin III - La strategia psicocinetica) di Tsuboshima Takashi con Meguro Yuki (Lupin) ed Ezaki Eiko (Fujiko). Esso non fa eccezione alla regola per cui i film live tratti dai fumetti tendono a intervenire, modificare, in una parola differenziare la versione cinematografica dall'immediatezza del fumetto o del cartoon; il che non è solo per ragioni spettacolari ma perché hanno orrore del concetto di copia. In altri termini, sono reinterpretazioni (è in questo spazio fra imitazione e reinterpretazione che si gioca tutto un film imperfetto ma interessante e sottovalutato quale Popeye di Robert Altman). Per un esempio deteriore recente, vedi lo sciagurato Tintin di Steven Spielberg.
Viceversa, Lupin the 3rd – La chiave del mistero è un esempio di cinema-cosplay, esattamente perché trasporta quell'imitazione perfetta di cui parlavo sopra, non reinterpretazione ma trasposizione, in un cortometraggio - che, sebbene un po' più corto dei cartoon di Lupin, rientra del tutto nella loro logica. E poiché il cosplay è un atto di amore, questo film è un atto d'amore. 
Vi troviamo un doppio livello di riconoscimento “lupiniano”. In primo luogo a livello di personaggio, ovvero recitativo e visuale. I manierismi infantili di Lupin, la saggezza fra burbera e rassegnata di Jigen e Goemon davanti alle alzate d'ingegno del loro capo, la nonchalance di Fujiko (questo capolavoro di egocentrismo femminile) per cui dipingersi le unghie è la cosa più importante del mondo, e naturalmente la frustrazione di Zenigata (grande la sua lenta bollitura nella scena post credits), sono rese con un'aderenza encomiabile.
In secondo luogo a livello di costruzione e regia. Basta vedere com'è reso bene nel film, con un uso assai abile del montaggio e del sonoro, il classico swissh della mortale katana di Goemon quando colpisce nel cartoon. C'è un ritmo sicuro nel racconto, di cui piace la franca ambizione che non arretra di fronte a sfide tecniche come l'esplosione, ben realizzata.
La sorpresa di vedere la Cinquecento gialla di Lupin sfrecciare in un paesaggio friulano rientra, dopo tutto, nella sua caratteristica di giramondo. Ha viaggiato dalla New York del più bell'episodio di Zenigata (Ispettore innamorato) alla Transilvania dei vampiri. Perché non qui?

Nessun commento: