domenica 30 giugno 2013

L'uomo d'acciaio

Zack Snyder
  
Fra le tante invenzioni che hanno supportato nei decenni la saga fumettistica e cinematografica di Superman, forse la più geniale è quella della kryptonite. Il punto è che Superman era troppo forte: come creare suspense nell'avventura se non c'è l'alea data dell'inferiorità dell'eroe? Ci voleva un ente capace di bilanciare la possanza dei suoi superpoteri; quale soluzione migliore che una sostanza capace di annichilirlo, e quanta ironia poetica nel trovarla nei frammenti del suo stesso pianeta!
Se menziono tutto ciò, non è perché la kryptonite compaia nel bellissimo L'uomo d'acciaio di Zack Snyder, il nuovo Superman, sceneggiato da David S. Goyer, da una storia a firma sua e di Christopher Nolan, e interpretato da Henry Cavill. E' solo per rammentarci che Superman comprende in sé, fin dal nome, una panoplia di superpoteri che lo rendono virtualmente onnipotente – cioè divino.
Rendere esplicito questo concetto, però, in passato sarebbe apparso blasfemo. Ora invece L'uomo d'acciaio l'assume come chiave di lettura del mito. Dal pianeta morente Krypton, i suoi genitori inviano Kal-El sulla Terra affinché diventi la guida verso un mondo migliore (il simbolo sulla sua tuta non è una S ma il segno kryptoniano che significa speranza). Alla madre che teme “Sarà un emarginato, un mostro”, il padre Jor-El replica “Sarà un dio per loro”.
C'è un'inquadratura già famosa in cui Superman si alza in volo all'indietro con le braccia aperte in forma di croce. Ma in particolare la connotazione religiosa è espressa, non senza audacia, con allusioni alla Passione. Il villain del film, il generale Zod (un altro kryptoniano, evaso coi suoi sgherri dalla Zona Fantasma) pretende che Kal-El gli sia consegnato, pena la distruzione della Terra, e lui si offre volontariamente al sacrificio. Quando Clark/Kal-El si confida con un prete sulla sua incertezza su cosa fare (è il suo Orto dei Getsemani), come non notare che ha l'immagine di Cristo sul fondo, mentre nei controcampi del prete lo sfondo è una croce? Del resto: “Sono qui da 33 anni”, dichiara nella scena seguente!
In realtà, Zod non intende comunque risparmiare la Terra ma vuole trasformarla in Krypton, con l'estinzione dell'umanità. Kal-El sceglie l'umanità, e dopo il gigantesco combattimento Zod, unico superstite del suo gruppo, dichiara che per vendetta per la sua caduta userà i suoi poteri contro gli uomini: “Li tormenterò, li farò soffrire”; è evidente il riferimento a Satana; a questo punto si toglie l'armatura da combattimento e appare in un costume simile a quello di Superman ma nero: un anti-Superman - ma se Superman è Dio, l'anti-Superman è il diavolo.
L'uomo d'acciaio è un racconto vigoroso, abilmente giocato su incroci temporali, una narrazione complessa e articolata che sparge abilmente temi destinati a svilupparsi più oltre nel film. Dopo una prima parte a sfondo psicologico, le scene d'azione che occupano la seconda sono impressionanti (forse l'effetto migliore è quello legato all'azione della “macchina terraformante”); non è sbagliato intravedervi il segno che l'11 settembre 2001 ha lasciato nella psiche degli americani.
Ben interpretato da un cast importante, il film contiene dei dettagli freschi, come lo shock di Clark/Kal-El bambino di fronte ai superpoteri che non sa ancora usare, come la vista a raggi X. Non va passato sotto silenzio un delizioso scherzo di montaggio: quando l'astronave aliena appare sugli schermi televisivi e il generale americano fa cupe previsioni, uno stacco introduce in dettaglio la scritta rossa “ALERT” - e poi vediamo che è la fotocopiatrice della redazione di Lois Lane che segnala di aver finito il toner. Questo è uno dei tocchi di humour del film, non frequenti ma gustosi (la madre adottiva a Superman quando, avendo trovato se stesso, egli appare rutilante in tuta e mantello: “Bel costume, figliolo”).
E' molto interessante che il pianeta Krypton - che nei vecchi fumetti appariva un mix di Atene e Atlantide – in questa versione si carichi di aspetti negativi: un impero che poi si è ripiegato su se stesso ed è diventato una dittatura basata sull'eugenetica: un mondo vicino alla distopia huxleyana. Ciò rende inoltre più concreta della comune differenza buono/cattivo l'opposizione fra Jor-El e Zod.
In sostanza, L'uomo d'acciaio opera un reboot estremamente convincente; la sua bella ridefinizione moderna del personaggio ne esplora i sottintesi profondi senza cadere in un retorico revisionismo (che è più di quanto chi scrive sia propenso a dire degli ambiziosi Batman di Nolan, qui in veste di produttore). Del resto Zack Snyder aveva già affrontato magnificamente i supereroi in quell'assoluto capolavoro che è Watchmen.
Giacché il film si conclude con l'assunzione dell'occhialuto Clark Kent al Daily Planet, il problema è cosa farà Superman in futuro. Tanta luce d'importanza gettata sulla sua figura non gli consentirebbe di diventare poco più che un super-poliziotto come nelle storie del passato; e il fatto che Lois Lane conosca la sua identità segreta elimina in partenza tutto un filone da commedia rosa sul quale avevano giocato molto i fumetti degli anni sessanta. Ma se Snyder e Goyer resteranno al timone, siamo certi che non ci deluderanno.

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