mercoledì 22 maggio 2013

La casa

Fede Alvarez

Prendere il dvd, inserirlo nel lettore e rivedersi ancora una volta l'incomparabile La casa (The Evil Dead) di Sam Raimi - ecco la cosa migliore che uno può fare dopo aver visto il piatto e inutile remake La casa (Evil Dead) dell'esordiente Fede Alvarez, da lui scritto assieme a Rodo Sayagues.
Dopo un inizio che occhieggia agli slasher movies e che si sviluppa in un breve episodio di possessione demoniaca, la trama fa una brusca virata per seguire da vicino il film originale, con cinque ragazzotti (francamente antipatici) che si rifugiano nella fatidica capanna fra i boschi, stavolta per aiutare una di loro a disintossicarsi dalla droga. Niente di male in ciò; però questo rifacimento non provoca la minima emozione. Come se un bambino capriccioso avesse demolito un puzzle, ne avesse raccolto alcuni pezzi e avesse cercato di assemblarli come può, così in questo remake galleggiano alcuni materiali perfettamente riconoscibili (la sega a nastro, il ciondolo rotondo, gli oggetti misteriosi che dondolano appesi, e qui sono gatti morti, il fulmine che infiamma l'albero, perfino le palate di terra in soggettiva nella sepoltura) - ma ridotti a meno che citazioni, a tenui segni di riconoscimento per gli adolescenti annoiati che già conoscono il film di Raimi e ora sono andati a vedere questo. La ripresa aerea dell'auto sulla strada all'inizio occhieggia anche a Kubrick, naturalmente, ma non dice nulla - in opposizione alla pura genialità visuale dell'apertura di Raimi. Le piante che si animano nel bosco e avvolgono la ragazza servono a poco più che trattenerla mentre arriva la donna mostro, erede di una serie infinita di film sulla possessione, senza niente della lucida crudeltà dello “stupro vegetale” del La casa originale. Distanziandosi dallo humour noir raimiano, il film è mortalmente serio. I sensi di colpa del protagonista fanno pensare a L'esorcista, certamente tenuto presente da Diablo Cody che ha collaborato ai dialoghi.
La cupezza di una fotografia “sporca” che annega tutto sotto una patina brunastra, e un montaggio troppo rapido che offusca l'azione, annegano alcuni discreti tocchi graphic come un mega-flutto sanguigno sparato in faccia, una lingua divisa a metà con un taglierino, alcune auto-amputazioni sulla linea Saw, fino al finale dove la ragazza-demonio nuda con le gambe mozzate striscia per terra inferocita (ma con una ridicola censura elettronica sul sedere). Quanto ai disegni del libro demoniaco che scatena tutto - qui intitolato Naturom Demonto - non sono affatto male; ma attenzione, anche qui vince la versione che appariva in Raimi, con le sue allusioni lovecraftiane.
In conclusione, il solo mistero (qualcuno direbbe il solo horror) del nuovo La casa è che i produttori siano addirittura Bruce Campbell, Sam Raimi e Robert G. Tapert (vale a dire il trio originale) con la loro compagnia Ghost House. Che dire? Evidentemente qui gioca la magia del solo libro demoniaco che Hollywood conosca (altro che il Naturom Demonto): il libretto degli assegni.

Nessun commento: