venerdì 18 gennaio 2008

Aprile

Nanni Moretti

Ci piacerebbe proprio vederlo, il musical sul pasticciere trotskista degli anni Cinquantra, interpretato da Silvio Orlando, che Nanni Moretti in "Aprile" sogna sempre di fare e non fa mai (anche se l'unica scena che vediamo, a fine film, più che a Minnelli, tende al televisivo). Conviene ricordare che non è la prima volta che Moretti usa, come film entro un film, un progetto di musical quale figura di una messa in scena "altra" rispetto a lui. Senza insistere sull'ossessione dello spettacolo di cabaret politico in "Io sono un autarchico", va richiamato il mega-musical sul Sessantotto - ballerine in divisa verde dell'Esercito Popolare maoista nelle strade italiane sconvolte dalle manifestazioni! - che in "Sogni d'oro" preparava il regista rivale (anche quello ci sarebbe piaciuto vederlo! Anzi, in quel caso, più del modesto film morettiano). "Sogni d'oro" naturalmente poneva una netta contrapposizione ironica e polemica tra l'autocompiacimento "easy" del regista avversario e la serietà idiosincrasica e nevrotica di Apicella/Moretti (la gru sulla quale era inquadrato sorridente l'altro rappresentava e assommava i movimenti di macchina lussuosi e compiaciuti del cinema in opposizione all'austerità delle scelte registiche di Apicella). Invece in "Aprile" il musical sul pasticciere trotskista è progetto di Moretti, carne della sua carne, inseguito lungo i 78 minuti del film. Difficile però negare che in entrambi i film il musical appaia in modo analogo come progetto espressivo contrapposto - ora ironicamente, ora nostalgicamente - a un'afasia (perché proprio il musical? Azzardo: perché il musical è il più conchiuso, formale, astratto e in sé autonomo dei generi: è il "parlare" puro). Ed "Aprile" è proprio la storia di un'afasia: concetto peraltro centrale in tutto il cinema di Nanni Moretti.
Così, Moretti segue in contemporanea da un lato la gestazione-nascita-crescita di suo figlio Pietro, dall'altro il passaggio dell'Italia dalla breve era del Polo (delizioso l'inizio del film, anche per merito di Emilio Fede uno dei più grandi comici italiani in assoluto) a quella interminabile dell'Ulivo. Mentre Moretti intreccia con soluzioni a volte fulminanti le due linee narrative, e mentre registra con puntuale acribia disincanti, polemiche e delusioni, si scopre una crescente difficoltà a parlare, che nel suo caso giustamente vuol dire filmare. "Aprile" è un piccolo metafilm sul ritrovare la volontà di filmare; supera un'afasia parlandone: attraverso un percorso contorto e scontroso (dunque, morettiano).
Il problema di "Aprile" è che a volte sembra semplicemente ri/narrare in forma più esplicita "Cario diario": il che, unito al vezzo di autocitarsi riprendendosi di spalle in Vespa come un "logo" (effettivamente lo è), comporta un vago sapore di ridondanza. Prendiamo la conclusione con Moretti che getta simbolicamente via i suoi ritagli di giornale fegatosamente accumulati (non farsi più del male!): qui in qualche modo i due film si sovrappongono, quasi che "Aprile" serva a ripetere e palesare per chi non l'avesse capita quella raggiunta maturità che era il tratto più notevole di "Caro diario", dove vedevamo l'acidume un po' petulante di Moretti (così ben espressso dalla sua voce) stemperarsi in una saggezza di "splendido quarantenne" senza per questo dover rinunciare all'indignazione. Tuttavia "Aprile" è un film aereo e divagante, che anche al di là di alcune pagine notevoli grazie alla sua leggerezza riesce a superare una sua fragilità o incertezza di base. Un Moretti minore, ma non minimo.

(Il Friuli)

2 commenti:

IN THE WATER ha detto...

cjhe strano! anch'io ho dedicato ad aprile un post proprio oggi, avendolo rivisto ieri sera...

e te l'hai dedicato a gennaio...perchè questo recupero della memoria?
blog.mammenellarete.it

giorgioplac ha detto...

ahi, in questo caso personale è una cosa molto meno poetica del recupero della memoria, ha a che fare con la brutale realtà di un trasloco, casse e casse che vengono scaricate e accatastate: fuori di metafora, avendo aperto questo blog ci ho scaricato dentro l'archivio di recensioni più o meno impolverate che tenevo nel computer... però è vero che "Aprile" ha una tendenza a saltar su alla memoria proprio adesso, perché è uno dei principali film morettiani sul tema dell'afasia (con "Sogni d'oro", beninteso), e Moretti l'abbiamo ancora rivisto in "Caos calmo" che con l'afasia ci ha molto a che fare...